E’ stata una giornata convulsa quella di martedì 14 febbraio al Cairo. La diplomazia russa e quella egiziana avevano cercato di bruciare i tempi per avviare il processo di normalizzazione della caotica situazione libica, dove due governi contrapposti si combattono nel contesto di una costellazione di gruppi tribali che fanno una loro gara, in aggiunta agli interessi di vari paesi esteri sulle risorse naturali e di una guerra in corso contro l’Isis. I due leader, espressione dei due parlamenti di Tripoli e Tobruk, erano nella capitale egiziana e l’incontro al vertice si sarebbe dovuto tenere in un hotel cittadino.

Ma qualcosa è andato storto. L’agenzia Nova, attraverso delle fonti della sicurezza egiziana ha potuto ricostruire i fatti.

Gli accordi di Skhirat

L’uomo incaricato dal presidente egiziano al-Sisi di fare da mediatore era il capo di Stato maggiore Mahmoud Hegazy. I suoi obiettivi erano, in accordo con la Russia, quelli di ottenere una tregua al fine di normalizzare i rapporti e costruire un unico sistema politico che includa le varie componenti. C’è da dire che la base di partenza di questa intesa diciamo così “interistituzionale” risale agli accordi di Skhirat del dicembre 2015. Facilitato dall’intervento delle Nazioni Unite e di alcuni paesi, specificatamente Italia, Spagna e Turchia, l’accordo sottoscritto in Marocco era incentrato sulla costituzione di un unico governo di unità nazionale, definito “Consiglio presidenziale”, guidato da Fayez al-Serraj e formato da tre membri per ogni regione: Tripolitania, Cirenaica, Fezzan.

Due le altre istituzioni dello stato libico: Una unica “camera legislativa”, quella che attualmente ha sede a Tobruk, e una camera consultiva, quella di Tripoli, sotto forma di “Consiglio di Stato”.

Il futuro dell’esercito l’oggetto del contendere

Mentre il capo di stato maggiore egiziano s’incontrava più volte, nella sede del ministero della Difesa, con il generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico, espressione del parlamento di Tobruk, nel quale esistono gruppi ostili ad al-Serraj, in linea con interessi stranieri, arrivava al Cairo anche il presidente del parlamento di Tripoli Aguila Saleh.

Ora, in realtà Haftar e al-Serraj si sono visti, non è chiaro il luogo, ma per una semplice stretta di mano. Quello che emerge con più chiarezza è il rifiuto di Haftar a sedersi attorno al tavolo delle trattative con il suo omologo, poiché avrebbe portato a Saleh la richiesta di una revisione degli accordi di Skhirat, quale pre-condizione per riavviare i negoziati.

Ma in cosa consiste tale richiesta? Negli accordi sottoscritti in Marocco non era stato formalizzato nessun incarico istituzionale sulla figura del generale, il quale chiederebbe la sua nomina a capo del Consiglio militare. Tutto questo nel contesto di una rielaborazione del futuro esercito unitario libico.

Una sintesi possibile

Dalle notizie trapelate sembra che l’incontro per negoziare le sorti della libia sia stato rinviato in Algeria tra due settimane, con un nuovo accordo negoziale: un Consiglio di presidenza guidato da al-Serraj e formato da un rappresentante delle tre regioni, ed un Consiglio militare guidato da Haftar.