Combinare tecniche avanzate di imaging cerebrale può contribuire in maniera sostanziale allo studio delle basi biologiche dell'autismo e alla sua diagnosi. È quanto emerge da una ricerca condotta su circa quaranta soggetti adulti presso il Dipartimento di Psicologia dell'Università dell'Alabama, negli USA, e pubblicata su Cortex lo scorso 3 marzo.

Le tre tecniche

"Le tecniche di imaging cerebrale hanno fornito dati preziosi per la comprensione del substrato neurobiologico e delle cause dell'autismo" afferma in apertura Lauren Libero, primo autore dello studio "e hanno suggerito, nel loro complesso, che l'autismo è una condizione clinica non ascrivibile al malfunzionamento di un singolo gruppo di neuroni o di un singolo circuito cerebrale, ma in cui diversi circuiti nervosi sono colpiti".

Tuttavia, le diverse tecniche di imaging cerebrale sono state impiegate separatamente e per rilevare singoli indici di anomalia. "Noi abbiamo applicato tre tecniche di imaging cerebrale fra le più avanzate attualmente disponibili" continua Lauren Libero "su una ventina di adulti sani e su altrettanti pazienti adulti affetti da autismo". Le tre tecniche, ovvero la risonanza magnetica strutturale, il diffusion tensor imaging e la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare misurano rispettivamente parametri strutturali, di connettività anatomica e biochimici del tessuto nervoso.

I risultati

"Abbiamo così osservato che i pazienti affetti da autismo si discostano dalla norma per diversi parametri" sottolinea Lauren Libero "in particolare la corteccia cerebrale in alcune regioni risulta più spessa e in altre regioni assottigliata.

Inoltre, le analisi di connettività hanno rivelato anomalie a livello del corpo calloso, la grande struttura di collegamento tra i due emisferi cerebrali, mentre i parametri biochimici sono alterati a livello della corteccia del cingolo".

I ricercatori americani hanno poi dato in pasto a un classificatore automatico computerizzato alcuni dei parametri strutturali e di connettività ricavati dagli esami di neuroimaging.

In questo modo sono riusciti a distinguere i pazienti affetti da autismo dai soggetti sani con un grado di accuratezza del 92%. "Questi risultati indicano che utilizzando in maniera combinata e mirata diverse tecniche di imaging cerebrale" conclude Lauren Libero "si possono caratterizzare le anomalie neurobiologiche associate all'autismo e, in futuro, affinare le capacità diagnostiche e di monitoraggio della malattia".