La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è un disordine gastrointestinale caratterizzato dalla presenza di dolore addominale cronico, alterazione della funzione intestinale (diarrea o costipazione) e meteorismo, con conseguente danneggiamento della qualità della vita. I ricercatori della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma hanno valutato la presenza di allergia al nichel (SNAS) in 20 soggetti con sindrome dell’intestino irritabile. Sorprendentemente, tutti i pazienti sono risultati allergici al nichel e 15 su 20 intolleranti al lattosio; altra osservazione interessante è stata che 17 su 20 hanno manifestato disturbi di ansia e depressione.

Una dieta con alimenti a basso contenuto di nichel, per 3 mesi, ha indotto un miglioramento significativo dei sintomi gastrointestinali nei pazienti con IBS e SNAS. Le basi patofisiologiche di questo miglioramento sono sconosciute; si pensa che la rimozione quasi completa del solfato di nichel possa ridurre lo stato pro-infiammatorio indotto da nichel. Lo studio è stato pubblicato su Journal of Neurogastroenterology and Motility, nel gennaio 2017.

IBS e SNAS

I pazienti con IBS hanno una minore funzionalità della barriera intestinale e un’infiammazione di grado lieve all’intestino. I pazienti con SNAS hanno problemi analoghi, associati ad un’alterazione del sistema immunitario (diminuzione dei linfociti CD8+, infiltrazione infiammatoria di linfociti T CD4+ nella lamina propria duodenale ed epiteliale, produzione di citochine infiammatorie IL-5 e IL-13).

Studi precedenti su soggetti affetti da SNAS avevano già rilevato un miglioramento della dermatite con una dieta a basso contenuto di nichel, per un periodo compreso tra 1 e 6 mesi.

Studio clinico

Pazienti con IBS, di età compresa tra 18 e 75 anni, sono stati sottoposti ad esame delle feci, emocromo, PCR, test sierologici per morbo celiaco, test di intolleranza al lattosio e patch test con 5% di solfato di nichel in petrolato.

Tutti i pazienti hanno mostrato allergia al nichel di vario grado manifestando, oltre ai sintomi gastrointestinali, altre reazioni (grattamento localizzato o generale su tutto il corpo, rash cutanei, mal di testa o tosse).

La rimozione assoluta del nichel dalla dieta è impraticabile perché questo metallo è ubiquitario: nello studio sono stati comunque esclusi tutti gli alimenti con alto contenuto di nichel (da 100 a 500 µg/kg) per 12 settimane: >500 (mandorle, noccioline, noci, lenticchie, ceci, cacao, pomodoro concentrato, avena); 500 (carciofi, asparagi, cavoli, cavolfiori, spinaci, pomodori, fagioli, piselli, farina integrale, lievito, margarina, patate, cozze, ostriche, prugne); 200 (broccoli, mais, aragosta, albicocche, cipolla, pere, uvetta); 100 (carote, lattuga, rabarbaro, funghi, tè, fichi, liquirizia, passera di mare e merluzzo).