Il caso del presidente della Lega Dilettanti Felice Belloli che negò i finanziamenti alle calciatrici definendole “quattro lesbiche”, ha fatto scoppiare una polemica che ha messo in luce la discriminazione delle donne nello sport.

Così le giocatrici di All Reds Rugby Roma, una squadra che promuove lo sport popolare come momento di aggregazione fondato sull’antifascismo, antirazzismo ed antisessismo, ha aperto una petizione diretta al Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano). 

In essa è allegato una lettera che chiede all'associazione di porre fine ai limiti che non garantiscono alle donne piano accesso alle attività sportive e ai diritti della professione. 

In effetti, il Coni per regolamento interno impone che le atlete possono praticare attività sportive solo come dilettanti.

Per regolamento

Un caso singolare in Unione Europea, tanto che il 5 giugno 2003 il Parlamento europeo ha emesso una risoluzione che chiedeva all'Italia di assicurare alle donne e agli uomini pari condizioni di accesso alla pratica sportiva e sollecitava gli stati membri a sopprimere nelle procedure di riconoscimento delle discipline di alto livello la distinzione fra pratiche maschili e femminili. L’Italia in dieci anni non si è ancora adeguata a garantire le pari opportunità nello sport.

Una situazione che non si allontana molto dalla condizione delle donne nello sport nei paesi del Medio Oriente, escluse per pregiudizi che escludono la donna dalla sfera pubblica per motivi morali. Se in Italia le donne non devono gareggiare con il velo per nascondere il loro corpo, devono però vedersela con stereotipi ancora troppo radicati nel nostro Paese, a causa di credenze sbagliate sul ruolo femminile nella società.

Sembrerà paradossale in un paese occidentale e democratico che le atlete donne in qualità di dilettanti, non possono partecipare ai campionati nazionali, come ad esempio nel caso del calcio e della pallacanestro, poiché considerate incapaci in quanto donne malgrado numerose volte si siano dimostrate tra le più forti del mondo. 

Imporre alle donne il dilettantismo per regolamento non prevede solo l'esclusione delle donne dai tornei nazionali, poichè esso impedisce alle atlete di usufruire della legge 91/81, che tutela solo ai professionisti e prevede il diritto alla previdenza sociale, l’assistenza sanitaria, il trattamento pensionistico, la tutela di maternità e così via.

La petizione è stata firmata da più di ventimila persone e si spera che sia utile per porre fine a queste discriminazioni di genere, poiché la parità tra uomini e donne passa pure per lo sport.