Si svolge a Le Bourget (Parigi), il summit tra i potenti del pianeta nel tentativo di mettere un freno alle immissioni di gas serra; una lotta tra multinazionali del potere commerciale con quelli che hanno constatato l'uso indiscriminato delle materie inquinanti responsabili di una probabile estinzione del genere umano. In aiuto alle industrie, per spingerle a capire la gravità delle decisioni da prendere, nasce la Task Force dell'ex sindaco newyorkese Bloomberg, che lo vedrà impegnato a informarle sui rischi finanziari a cui vanno incontro se non si conterrà il riscaldamento globale entro i 2 gradi -causa individuata dall'immissione sproporzionata di CO2 nell'atmosfera dovuto all'utilizzo dei carburanti fossili-.
La prospettiva verso una concreta soluzione a cui quasi tutti i Paesi riuniti alla conferenza sul clima (COP21) son concordi, è molto più vicina rispetto a quello che si pensa, purtroppo l'oro nero ha reso difficile la scelta di quelle Nazioni in via di sviluppo che vorrebbero servirsi delle risorse fino ad oggi utilizzate dal resto del mondo. Questo allontanerebbe la prospettiva di immediate e urgenti decisioni, frenate dal continuo tentativo di rinviarle.
La soluzione davanti agli occhi
Le multinazionali non considerano urgente la decisione da prendere per salvare l'umanità, vedendola come motivo di grosse perdite di capitali che seguirebbero al diminuito uso dei carburanti fossili, ma ciò è fondamentale.
Si parla di energia rinnovabile come la soluzione futura del pianeta, ma appare faticoso far decollare i progetti che la tecnologia porta avanti e che forse il passato ha tenuto nascosti. Questa scienza è stata capace di portarci ai primi voli spaziali nel '57 e nel '58 avevamo già mandato in orbita il primo satellite alimentato da pannelli solari; ciò dimostra che 60anni fa era reale l'uso dell'energia pulita.
Nel '59 abbiamo scattato la prima foto della terra ripresa dallo spazio e nel '60 la prima immagine seguita dal primo volo in orbita di Yuri Gagarin. Ci siamo avvicinati a Marte, alla Luna, a Venere, a Giove, a Mercurio, a Saturno, a Nettuno, a Urano, abbiamo quasi preso per la coda la cometa di Halley, orbitato intorno al sole e costruito il CERN scoprendo il Bosone di Higgs -per noi popolani la particella di Dio-.
In tutto questo? Cosa abbiamo portato al pianeta oltre a 'sprecare le nostre armi migliori' lanciandole nello spazio?
Idrogeno, il futuro del pianeta
La tecnologia dell'energia pulita sta raggiungendo il suo obbiettivo dopo anni in cui era stata accantonata, e oggi si scopre essere in grado di servire tutto il pianeta, riattivando in modo pulito il meccanismo che fa girare il mondo dell'industria e della società. Per ora sono insufficienti gli sforzi, ma molte aziende vogliono ridurre l'emissione di CO2 nell'aria grazie alle fonti rinnovabili e qui la scelta di molte case automobilistiche di crearemotori a idrogeno (Fuel Cell). Dalla Toyota nasce un anno fa il propulsore a idrogeno montato sulla Mirai, oggi messo ufficialmente in vendita in Danimarca, Germania e Gran Bretagna.
Ma queste auto a idrogeno si scontrano con la mancanza dei distributori per alimentarlo, causa che ne rallenta così la produzione in larga scala. In Italia solo Bergamo ha costruito il primo distributore di idrogeno che s'accompagna agli altri posizionati lungo 'il corridoio verde' che va da Monaco di Baviera a Bolzano, fino a Verona e Modena nell'A22 del Brennero. Questa città utilizza già cinque autobus fuel cellper il trasporto di linea da 20 mesi, ed è disposta, a nome del dott. Walter Huber (responsabile Istituto Innovazioni Tecnologiche), a concedere le sue infrastrutture alle aziende automobilistiche che vogliono investire in questa tecnologia. L'amministratore delegato della Toyota Italia (Andrea Carlucci), nell'intervista a TG2 motori del 6 dicembre, definisce la nuova propulsione a idrogeno "l'uovo di colombo". Saremo in grado di coglierlo al volo?