Gli animali, oltre ad avere sensi sviluppatissimi, riescono ad avvertire un pericolo imminente. Soprattutto in questi giorni di emergenza sismica, è utile sapere che in caso di terremoto in arrivo, osservare i loro comportamenti potrebbe addirittura salvarci la vita. Ma perché e come i nostri amici a quattro zampe riescono a captare una minaccia simile?
Lo studio della Cambridge's University
A spiegare scientificamente il fenomeno ci ha pensato l'Università di Cambridge: secondo uno studio condotto dal prestigioso college, gli animali percepiscono in anticipo gli ioni positivi rilasciati nell'aria, dalle rocce "stressate" dall'imminente scossa tellurica.
Cani e gatti in particolar modo diventano così vere e proprie spie per il sisma. Senza dimenticare il fatto che gli animali possiedono una sensibilità uditiva maggiormente sviluppata rispetto a quella umana: i cani ad esempio percepiscono suoni fino a una frequenza di 60000 Hz contro i 70000 Hz dei gatti. L'uomo si ferma ai 160000-20000 Hz.
Come gli animali ci avvertono del pericolo
Ma quali sono i comportamenti che ci avvertono dell'arrivo di una catastrofe e come fare per distinguerli? Il cane ad esempio inizia ad abbaiare in maniera insistente, quasi compulsiva arrivando a mordere il padrone per avvisarlo del pericolo. I gatti al contrario, si agitano, miagolano e scappano fuori dalle abitazioni per cercare un rifugio sicuro.
In caso di cucciolate poi, il primo istinto è quello di salvare la propria prole allontanandola dal luogo pericoloso. Non solo cani e gatti, ma tutte le specie animali avvertono i pericoli. Si è osservato per esempio, che i volatili tendono a cambiare traiettoria in caso di minacce, volando tutti nella stessa direzione. Ancora, potremmo citare il caso del Terremoto dell'Aquila che tutti conosciamo.
In quei giorni Rachel Grant, una ricercatrice inglese stava conducendo uno studio sui rospi, in Abruzzo. Ad un certo punto ha notato che tutti i rospi erano improvvisamente spariti. Poco dopo è accaduta la catastrofe. Lo strano comportamento dei rospi aquilani è stato poi descritto su un articolo pubblicato dal Journal of Zoology della Open University di Milton Keynes.