L’abolizione del consumo di carne di cane e gatto con la legge approvata l'11 aprile dal parlamento di Taiwan rappresenta per il Paese una svolta epocale e arriva al termine di un processo legislativo cominciato a dicembre 2015 a Kaohsiung, la seconda città più grande di Taiwan e la prima ad applicare il divieto.

Sensibilizzare la classe politica

Poi, il 16 maggio 2016, è seguito un importante meeting a Taipei, la capitale dell’isola, organizzato dall’associazione animalista World Dog Alliance, con lo scopo di sensibilizzare la classe politica del Paese sull’importanza di vietare questa pratica crudele.

L'incontro di Taipei ha incoraggiato i due maggiori partiti del Paese, quello nazionalista e quello democratico progressista, a presentare una proposta legislativa per il bando totale della carne di cane e di gatto. Complice la particolare sensibilità dimostrata da Tsai Ing-Wen, la presidente di Taiwan, la proposta è diventata legge, prevedendo per i trasgressori una multa di 250.000 $ taiwanesi, circa 7.600 €, che possono diventare 2.000.000 $ (61.000 €) insieme a due anni di prigione e alla diffusione dei dati sensibili dei responsabili in caso di macellazione clandestina.

'Un piccolo passo per Taiwan ma un grande passo per l’Asia'

La dichiarazione di Jason Pang, direttore della comunicazione della World Dog Alliance, è in questo senso significativa, perché accende i riflettori su una pratica diffusa in tutti i Paesi del sud-est asiatico, in particolare in Corea del Sud, Cina, Vietnam e Indonesia.

Sono anni ormai che gli attivisti e le associazioni animaliste lottano, non solo per fermare il mercato della carne di cane e di gatto in queste zone, ma anche perché l’opinione pubblica internazionale conosca le dinamiche che gravitano attorno a questa pratica dietro cui si nascondono illegalità, criminalità organizzata, rischi legati alla salute.

Ma il vero scandalo è rappresentato soprattutto dalle atroci torture su animali indifesi che vengono uccisi nei modi più brutali.

Spesso lo si fa per incrementare il loro livello di adrenalina, rendendo la carne più saporita e, secondo le credenze locali, ricca di potere afrodisiaco. Si stima che ogni anno, nel sud-est asiatico, siano uccisi per essere mangiati tra i 18 e gli 80.000.000 di cani e gatti, quindi la legge di Taiwan si pone davvero come un importante spartiacque che potrebbe convincere i governi dei Paesi vicini a cambiare definitivamente rotta.

Yulin e Bok-nal, la fine è vicina?

E ciò che attivisti e associazioni auspicano è soprattutto l’abolizione del Festival di Yulin e di Bok-nal, l’uno cinese e l’altro coreano, due manifestazioni che si tengono durante l’estate, il primo il 21 giugno, il secondo in diversi giorni tra luglio e agosto, e in cui vengono torturati e uccisi migliaia di cani e gatti. Per Yulin, come ogni anno, le proteste sono già cominciate ma anche per la manifestazione coreana gli attivisti si mobilitano tutto l’anno, cercando di coinvolgere le amministrazioni di città occidentali che hanno siglato accordi con città coreane, a boicottare la pratica. Recentemente, ad esempio, un gruppo di attivisti italiani che collabora con l’associazione Korean Dogs, ha convinto Donato Cafagna, sindaco di Pompei, ad intervenire a loro favore con l’amministrazione di Gyeongju, città coreana gemellata con il comune partenopeo.

Tutti “piccoli passi”, come dichiara Jason Pang, necessari però per far sì che anche gli altri Paesi del sud-est asiatico arrivino alla promulgazione di una legge che ha reso Taiwan, in materia di animali e ambiente, un Paese più civile.