Con una superficie paragonabile a quella della Liguria o dello stato americano del Delaware, l'Iceberg staccatosi nelle ultime ore dall'Antartide è considerato il più grande che si ricordi a memoria d'uomo. A dare un'idea circa le sue dimensioni è l'Agenzia Spaziale Europea, grazie alle rilevazioni del satellite CryoSat-2, lanciato in orbita per monitorare i cambiamenti della criosfera terrestre. Si tratta di una montagna di 1155 km cubi di ghiaccio - comunica l'ESA - vasta 6000 km quadrati e spessa 200 metri. Il distacco è avvenuto lungo una spaccatura di 180 km, a livello della piattaforma glaciale Larsen C, sulla costa nordoccidentale della Penisola Antartica, propaggine più settentrionale del continente.

Un evento atteso, ma ancora da capire a fondo

L'area era monitorata da anni dagli scienziati della Swansea University (Galles, UK), nell'ambito del progetto Midas (Impact of Melt on Ice Shelf Dynamics and Stability). L'evento, preceduto dal distacco di iceberg da Larsen A nel 1995 e da Larsen B nel 2003, era previsto. I fenomeni di questo genere sono sotto osservazione solamente da un decennio e resta ancora difficile stabilire se le cause siano da ricercare nel surriscaldamento globale, provocato dalle attività umane, o se si tratti di un distacco parte dei ritmi naturali della calotta polare. Molto probabilmente, affermano gli esperti, si tratta dell'insieme di entrambi i fattori.

Quali le conseguenze dell'evento?

È ancora da stabilire la direzione che l'iceberg prenderà: potrebbe ancorarsi a breve, restando fermo, o seguire le correnti, risalendo l'Atlantico. È molto probabile che non si dividerà in frammenti, come già accaduto in passato in altri casi, ma viaggerà intero, con la possibilità di costituire un rischio per la navigazione.

Sciogliendosi, l'isola di ghiaccio rilascerà una quantità di acqua fredda tale da alterare le condizioni climatiche dell'area, e di conseguenza l'ecosistema, ma il problema principale sarà sicuramente l'aumentata fusione dell'ice shift. La grande massa che si è staccata rappresentava una sorta di barriera per lo scorrimento dei ghiacci continentali verso il mare, un vero e proprio "tappo", secondo gli scienziati.

L'evento, dunque, potrebbe comportare l'accelerazione del processo di scivolamento nell'Oceano Antartico. Finora abbiamo una sola certezza: l'evento tanto atteso e temuto si è verificato e il gigantesco iceberg ora vaga alla deriva, nel Mare di Weddell. Altrettanto sicuri e comprovati sono il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci e l'innalzamento del livello del mare, che fanno paura e sembrano inarrestabili.