Ciascuno di noi eredita in qualche modo un patrimonio genetico capace di predisporci o meno a determinate malattie (fattori genetici). Tuttavia grazie ad uno stile di vita sano e buone abitudini a tavola spesso è possibile evitarne o ritardarne l'insorgenza. Ma esistono numerosi altri fattori, di tipo ambientale, di difficile individuazione, che incidono altrettanto pesantemente sulla nostra salute. Il progetto GENEO, acronimo che sta per “Sistemi di valutazione delle correlazioni tra GEnotossicità dei suoli e NEOplasie in aree a rischio per la salute umana”, promosso dalla Lilt (lega italiana tumori) di Lecce, in collaborazione con l’Università del Salento, la Provincia e l’Asl di Lecce, si è occupato in particolare della ricerca di sostanze ad attività genotossica presenti nel terreno del Salento (Puglia), con risultati a dir poco sconvolgenti.
Presenza di sostanze genotossiche nel terreno del Salento
Per sostanze ad attività genotossica si intendono quei composti chimici capaci di danneggiare l'informazione genetica all'interno di una cellula causando mutazioni ed inducendo modificazioni all'interno della sequenza nucleotidica o della struttura a doppia elica del DNA di un organismo vivente, che può tradursi nello sviluppo di cancro. Questi composti tossici sono inoltre correlati alle allergie e alle sindromi autoimmuni. Il pericolo non è rappresentato solo dalla loro presenza nel suolo e dall'eventuale inalazione delle polveri, ma anche alla loro pericolosa diffusione, per filtrazione e dilavamento, attraverso le falde acquifere o attraverso l'ingestione di ortaggi coltivati nelle aree inquinate, nonché delle carni e del latte di animali che pascolano su di esse.
Per lo studio GENEO, sono stati prelevati campioni di terreno provenienti da 32 comuni pugliesi, su cui sono state effettuate numerose analisi comprendenti la misurazione del pH e la rilevazione della presenza di: metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), carbonio organico, rH, diossine (Pcdd, Pcdf e Pcb) e pesticidi.
Effettuati anche test del micronuleo (test di mutagenesi che consente di osservare al microscopio eventuali errori occorsi durante la mitosi, causati da agenti mutageni), valutazioni della mortalità e della riproduttività dei lombrichi.
Arsenico, Berillio e Vanadio a livelli preoccupanti
Il progetto GENEO è collegato, ed in qualche maniera anticipa, la realizzazione del centro Ilma di Gallipoli, l’Istituto di Ricerca di Oncologia Ambientale, una struttura all'avanguardia in tale settore, la cui ideazione deriva da un'evidenza abbastanza allarmante: i salentini si ammalano sempre di più.
In tutte le aree del Salento analizzate è stata infatti rilevata un’alta percentuale di arsenico (ben 20 milligrammi per chilo), seguito da berillio e vanadio. Sembra che l'origine dell'arsenico diffuso nel terreno sia dovuto più ad un inquinamento di tipo industriale che all'uso di pesticidi. Diossine, furani e Pcb rientrano nei limiti di legge, ma la loro fonte non è stata individuata, per cui saranno necessari ulteriori studi.
Salento: inquinamento del suolo correlato a rischio cancro?
Solo in alcune aree è stato accertato un possibile legame tra contaminazione ambientale e stato epidemiologico della popolazione. Tuttavia una cosa è certa: gli inquinanti presenti nel suolo del Salento appartengono ad un periodo non più vecchio di 10-40 anni.
Dunque non è possibile al momento stabilire quali saranno gli effetti sulla popolazione nel lungo termine. Un altro dato emerso dallo studio riguarda invece il tipo di tumori. Sebbene da una parte si stia assistendo alla diminuzione dei casi di Cancro al polmone e alla vescica, stanno aumentando le diagnosi di tutte le altre neoplasie, compreso il cancro al seno in donne giovani, normalmente più frequenti in alcune aree del Nord Italia.