Viaggiare nel sud est asiatico rappresenta per ciascuno di noi una sorta di fuga ed evasione dalle grigie ed inquinate città europee verso mete tropicali incontaminate. In questi mesi tuttavia raggiungere alcune di quelle mete sta diventando quasi impossibile ed è bene informarsi perché le misure che i governi di tali paesi stanno attuando in questi giorni sono sempre più drastiche. È di poche ore fa la notizia dell'ennesima chiusura di uno dei tanti paradisi naturali che ogni anno attirano centinaia di migliaia di visitatori nel sud est asiatico e in particolare in Thailandia.

Il paese sta prendendo contromisure forti in risposta a quella che ormai è diventata una situazione insostenibile e fuori controllo: troppi turisti e conseguenze devastanti per l'Ambiente circostante.

Come annunciato da tempo, dal 1 giugno scatterà la chiusura forzata di Maya Bay, la celebre spiaggia resa famosa dal film "The Beach" con Leonardo DiCaprio, nella piccola isola di Ko Phi Phi, presa d'assalto tutto l'anno da turisti di ogni parte del mondo. La spiaggia non è più in grado di sostenere il flusso di persone che quotidianamente affollano questo angolo di paradiso portando con sé troppo spesso mancanza di rispetto e noncuranza del patrimonio naturale che questo straordinario paese ha da offrire.

L'invasione non propriamente "pacifica" dei circa 5000 turisti quotidiani ha portato le autorità thailandesi a dichiarare un periodo di chiusura e riposo per l'intera area insulare, anche a causa dei danni riportati visibilmente alla barriera corallina dagli incessanti attracchi delle barche nella baia. Fino al 30 settembre non sarà permesso a nessuna barca di accedere alla spiaggia e i turisti dovranno accontentarsi di vedere la spettacolare natura di Phi Phi island da 400 metri di distanza, tra le due scogliere che formano una sorta di porta di ingresso naturale alla laguna.

Stessa sorte per Similan Island

Dal mese di ottobre, invece, toccherà a Similan Island, altra meta, a nord ovest dell'isola di Phuket, molto gettonata dal turismo internazionale. In questo caso verrà limitato notevolmente il numero di visitatori nell'incontaminato Mu Ko Similan Marine National Park e ne verrà proibito il pernottamento.

Il vicedirettore generale del Dipartimento per i Parchi Nazionali, la Fauna e la Conservazione delle Piante, Chongklai Voraphongston, afferma che il parco nazionale ha sofferto problemi causati dal sovraffollamento turistico e dagli impatti ambientali delle attività dei visitatori; da qui l'ennesima drastica decisione di non consentire più ad alcun visitatore di poter trascorrere la notte sull'isola in modo da preservare e contenere eventuali danni ambientali.

Mu Ko Similan soffre uno dei più gravi sovraffollamenti rispetto a qualsiasi altro parco nazionale thailandese. Come per Maya Bay i numeri sono impressionanti, circa 6.000 persone visitano quotidinamanete la catena di isole del Mare delle Andamane per godersi i famosi paesaggi e le coloratissime barriere coralline.

Il vicedirettore Chongklai ha dichiarato che il parco è il primo a compiere il coraggioso passo di vietare il pernottamento ai turisti e che, qualora si riuscisse a ridurre la congestione e l'impatto ambientale, il Dipartimento potrebbe applicare lo stesso tipo di misure "salva-ambiente" anche in altri parchi nazionali marini presenti in tutto il territorio thailandese.

"Consentendo ai turisti di pernottare nelle isole, che hanno un ecosistema fragile come Mu Ko Similan, l'ecosistema e le risorse naturali interne soffrono inevitabilmente di gravi impatti ambientali", ha affermato il vicedirettore, "Questo perché fornire alloggi e strutture per i turisti significa generare inquinamento in molte forme, incluso il consumo di elettricità e acqua dolce, che inquina l'aria e l'acqua".

Tutti gli alloggi presenti sull'isola, 35 bungalow e due campeggi con 40 tende per un totale di 190 turisti a notte, sono in mano alla direzione del parco nazionale e quindi facilmente gestibli senza impattare su quello che potrebbe essere un'interruzione del business alberghiero privato. Con queste diffcili ma necessarie scelte che coinvolgono chiunque si trovi a voler visitare il paese, viene trasmesso un chiaro messaggio di volontà di preservazione del patrimonio ambientale ma anche di sensibilizzazione ad un turismo più attento ed ecosostenibile.

Anche le Filippine corrono ai ripari

Un paese che ha conosciuto negli ultimi anni un incremento costante ed esponenziale di turisti è sicuramente il meno conosciuto e forse uno dei più belli, l'arcipelago delle Filippine.

Più di 7000 isole e alcune tra le spiagge più belle del mondo raggiungibili con poco più di 3 ore di aereo da Bangkok, la maggior parte di esse sconosciute al grande turismo internazionale fino a pochi anni fa, oggi stanno cercando di attrezzarsi sempre di più anche a causa dell'incremento dei visitatori che inizano a scoprire e apprezzare questo piccolo angolo di paradiso.

Tra le mete più famose vi è la piccola isola di Boracay, facente parte dell'arcipelago delle Visayas occidentali. Un paradiso che ha visto la costruzione, in brevissimo tempo, di numerosi resort, hotel, strutture di servizio, ristoranti e centri commerciali, in grado di poter accogliere e sopperire ai bisogni e alle richieste di centinaia di migliai di visitatori annuali.

Dal 26 aprile Boracay ha chiuso i porti, nessuno può entrare ed alloggiarvi, la vita si è fermata, le serrande sono state abbassate e, a metà mese, gli ultimi visitatori hanno lasciato l'isola che riaprirà i battenti solo ad ottobre quando, a detta del presidente Duterte, l'isola sarà stata rimodernata e attrezzata adeguatamente per tornare da "orribile fogna", come dichiarato dallo stesso presidente, a paradiso che era originariamente.

Troppi turisti e strutture inadeguate, rete fognaria da rifare e inquinamento, tanto, troppo inquinamento. Il presidente Duterte non ha usato mezzi termini per definire la situazione insostenibile in cui si è ritrovata l'isola e la sua rigida e ferrea politica sociale si riflette anche sulle questioni ambientali.

Nutriamo la speranza che tali misure nei prossimi mesi ci restituiscano un paradiso che per troppo tempo abbiamo trascurato e non rispettato a dovere e che ci facciano riflettere su come apportare un cambiamento radicale nel nostro modo di essere viaggiatori del mondo e, in un ottica ecosostenibile, avere più rispetto per il nostro futuro.