Più di 7 miliardi di persone in questi giorni cominceranno a sovrasfruttare le risorse naturali del nostro pianeta, dunque sino al 31 dicembre l'umanità consumerà più di quello che la Terra è in grado di rigenerare. Frutta, verdura, acqua, legname, cotone, pesce ecc... sono le principali risorse donateci ogni giorno per la sopravvivenza e che noi, quest'anno, abbiamo già esaurito, provocando un effetto a catena di squilibrio ecosistemico profondamente correlato a quello climatico già presente da anni.

Il Global Footprint Network ha fissato al 29 luglio il giorno dell'Earth Overshoot Day, in netto anticipo rispetto agli anni passati, e sempre più lontano da quell'utopico limite del 31 dicembre che dovrebbe garantire la salvaguardia del pianeta, permettendo al contempo una rigenerazione costante e necessaria delle risorse.

Questa data è il risultato del rapporto tra la biocapacità del pianeta - ossia l'ammontare di tutte le risorse che la Terra è in grado di generare annualmente - e l'impronta ecologica dell'umanità, ovvero la richiesta totale di risorse per l'intero anno.

Secondo i dati che emergono dalle ricerche annuali, oggi la popolazione mondiale sta sfruttando le risorse di circa 1,75 pianeti per sopperire all'eccessiva domanda di consumo che deriva in particolar modo dai paesi più industrializzati quali USA, Giappone e Cina.

Il solo Giappone consuma, in rapporto, 7,7 volte di più rispetto a quello che produce. Tra i dati più significativi si segnalano anche quelli di Svizzera (4,6), Gran Bretagna (4,0) e Cina (3,8).

Il record negativo di consumi assoluti però spetta agli Stati Uniti, infatti ci sarebbe bisogno addirittura di 5 pianeti per venire incontro all'attuale richiesta di risorse.

I dati storici

Stando ai dati registrati dal 1971 al 2019, quasi 50 anni fa la data ultima di esaurimento delle risorse naturali era il 21 dicembre, 30 anni fa l'11 ottobre e così via, allontanandosi progressivamente sempre di più dal 31 dicembre e arrivando a condannare attualmente la Terra a 155 giorni in overshoot, durante i quali emetteremo molta più CO2 nell'atmosfera di quanta foreste e oceani possano assorbire.

Il genere umano ha quindi iniziato ad essere in debito di risorse col pianeta dagli anni '70, e le conseguenze di questo sbilanciamento ecologico sono sempre più evidenti in fenomeni quali siccità, deforestazione, perdita di biodiversità, erosione del suolo e cambiamenti climatici sempre più frequenti e violenti.

Il triste primato italiano

In questo preoccupante scenario, il nostro Paese detiene una delle maglie nere della classifica mondiale, collocandosi al nono posto fra gli Stati che consumano di più. In effetti, l'Overshoot Day italiano è avvenuto ben prima di quello mondiale, infatti il 15 maggio scorso il nostro Paese aveva già terminato le risorse che può rigenerare in un anno. Per sopperire alla domanda di più di 60 milioni di persone che popolano la penisola, ci sarebbe bisogno di 4,7 territori di ugual misura e con la stessa ricchezza di risorse di cui dispone normalmente l'Italia.

La campagna MoveTheDate

Il Global Foootprint Network afferma che, seguendo alcuni accorgimenti semplici ma efficaci, si potrebbe migliorare la situazione.

Ad esempio, se si mangiasse meno carne, sostituendola con una dieta vegetariana, si potrebbero recuperare almeno 15 giorni di risorse utilizzabili e, in generale, se ogni persona al mondo riducesse del 50% gli enormi sprechi alimentari, si potrebbero garantire ulteriori 11 giorni di sopravvivenza al consumo delle risorse del pianeta.

"Abbiamo solo una Terra", avvisano dall'organizzazione, aggiungendo che con l'impegno di tutti si potrebbe invertire questa tendenza negativa già dal 2020. Su tutti, una drastica riduzione delle emissioni di CO2 - e quindi il rispetto degli accordi internazionali sul clima da parte di tutti i Paesi aderenti - potrebbe assicurare un balzo in avanti di ben 93 giorni.

Al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dell'Overshoot Day, il Global Footprint Network in questi giorni ha dato il via ad un'iniziativa sui social network mediante l'hashtag #MoveTheDate, introducendo anche uno strumento che permette di calcolare l'impronta ecologica personale.

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