Lesioni muscolari, alterazioni delle branchie e drastici cambiamenti ormonali. Sarebbero questi, in sintesi, gli effetti della cocaina sulle anguille che attraversano i fiumi europei, nei quali sono presenti abbondanti tracce di questa ed altre droghe. Il preoccupante fenomeno è stato oggetto di uno studio congiunto da parte dell'Università Federico II di Napoli e del Dipartimento di chimica e biologia di Salerno, coordinato dalla professoressa Anna Capaldo.
Stando ai risultati della ricerca è emerso che i pesci, costretti ad entrare in contatto, loro malgrado, con i residui delle sostanze stupefacenti presenti nei corsi d'acqua europei a ridosso delle grandi città, vanno incontro ad una serie di danni che metterebbero addirittura a rischio la sopravvivenza delle anguille e anche di altre specie.
Pesci "drogati"
Lo studio scientifico italiano è stato pubblicato sulla rivista "Science of the Total Environment". Il dossier riferisce che l'impatto della cocaina sulle anguille europee potrebbe comprometterne i movimenti e, di conseguenza, la capacità di migrare per riprodursi. Questa specie di anguilla, infatti, è capace di spostarsi anche per 6mila chilometri per raggiungere il Mar dei Sargassi dove avviene la riproduzione. Tuttavia, per portare a compimento un viaggio così lungo, gli animali devono essere in ottime condizioni di salute e dotati di riserve energetiche sufficienti.
Queste prerogative, però, vengono a mancare se i pesci risultano "drogati". Gli studiosi hanno scelto delle anguille europee per effettuare il loro esperimento perché, essendo molto grasse, tendono ad accumulare una quantità piuttosto nutrita di sostanze.
Hanno selezionato circa 150 esemplari che sono stati tenuti per 50 giorni in delle vasche nelle quali c'era la stessa concentrazione di cocaina che è stata riscontrata in alcuni fiumi come il Tamigi.
In seguito alla permanenza dei pesci in quest'acqua, gli studiosi hanno riscontrato che la droga si era accumulata nel cervello, nei muscoli, nella pelle e in altri tessuti.
Nemmeno un periodo di "disintossicazione" in vasche senza sostanze stupefacenti è riuscito a far sì che gli animali recuperassero una condizione di salute ottimale. Dalle analisi effettuate, è emerso che soprattutto il tessuto muscolare è risultato danneggiato: questa condizione potrebbe compromettere la migrazione a scopo riproduttivo delle anguille, accentuandone il rischio di estinzione.
Sostanze pericolose nelle acque: urgono altri studi
Oltre alla cocaina, nelle acque dei fiumi inquinati ci sono tante altre sostanze pericolose quali farmaci, droghe e metalli che potrebbero arrecare danni anche ai pesci stanziali. La professoressa Anna Capaldo ha spiegato all'Ansa che, per comprendere al meglio quali effetti hanno sulle altre specie questi pericolosi residui, sarebbe opportuno avviare un'ulteriore ricerca scientifica.
Al contempo, per quanto riguarda eventuali conseguenze sugli uomini, la studiosa si è mostrata piuttosto cauta, affermando che dai risultati dell'esperimento è emerso che vi è una certa bioaccumulazione delle sostanze stupefacenti nei muscoli degli animali, ovvero la parte che siamo soliti mangiare.
Tuttavia, ad oggi non è dato sapere cosa accade quando il pesce muore, e cosa può cambiare quando viene sottoposto a cottura. Anche in questo caso servirebbero ulteriori studi.
Interrogazione alla Commissione europea
L'europarlamentare della Lega Mario Borghezio ha presentato un'interrogazione alla Commissione Europea per chiedere come intenda intervenire per tutelare la salute dei cittadini dell'UE, e per preservare i fiumi e la fauna ittica del Vecchio Continente dalle contaminazioni causate dalla presenza nelle acque di cocaina ed altre droghe. Nel corso del suo intervento, l'esponente leghista ha esposto i risultati dello studio congiunto partenopeo e salernitano.