Massimo Galli, direttore delle Malattie Infettive del Sacco di Milano, sa bene di non passare per l'ottimista della situazione E, nel corso della sua partecipazione alla trasmissione di Otto e mezzo, lo ha fatto intendere quando Lilli Gruber gli ha chiesto quali potrebbero essere gli sviluppi della situazione legata alla Covid. "Non mi faccia - ha replicato l'infettivologo - fare il profeta in questo senso, che poi tra l'altro sarebbe un profeta di sventura il ruolo che andrei a ricoprire in questo caso".

Otto e mezzo: Galli contro la divisione a zone

A pochi giorni da dall'entrata in vigore di un nuovo Dcpm che manterrà la divisione per zone (rossa, arancione e gialla ) dell'Italia, il medico non nasconde i suoi dubbi sul metodo. "Tutti i nostri cromatismi regionali - ha evidenziato - hanno sostanzialmente fallito l'obiettivo che era contenere l'infezione in maniera decisa e completa. Appena si è riaperto un po' ci siamo trovati a vedere il virus che rialza la testa".

Chi vede il bicchiere mezzo pieno mette in rilievo come, ad oggi, l'Italia sembra essere, almeno nei numeri, in una situazione epidemiologica più favorevole rispetto ai numeri stratosferici di altre realtà, anche europee. "Succedeva la stessa cosa - ha osservato Galli - rispetto alla Spagna, alla Gran Bretagna e alla Francia.

Qualche mese fa erano davanti a noi di un paio di settimane, mi auguro che non sia così questa volta. Ma siamo sempre a questa situazione degli stop and go con qualche variante, in tutti i sensi, in più che francamente non invita ad un grande ottimismo".

Coronavirus, Galli parla dei rischi

La vera via d'uscita, come lo stesso Galli, ha sottolineato è rappresentata dalla combinazione tra le misure restrittive e la progressione della campagna vaccinale.

E proprio sulla distribuzione del vaccino l'infettivologo non nasconde la sua disapprovazione verso un certo un modus operandi. "Si fanno sciocchezze. Mi consenta - ha detto rivolgendosi a Lilli Gruber - di dirlo: sono piuttosto fuori di me per questa cosa che si stanno vaccinando le persone che sono già guarite dalla Covid.

Non c'è uno straccio di dato reale a favore di questa pratica e mi chiedo se abbiamo 4,4 milioni di dosi da utilizzare in questo momento per i già immunizzati attraverso l'infezione".

Vaccino Covid: Galli contro un certo modus operandi

Il riferimento è, ovviamente, a coloro che nel corso di questi mesi siano stati positivi per un periodo e per i quali, almeno dalle parole di un uomo di scienza come Galli, si possa ancora contare su una difesa naturale già creata.

"Non sarà un'immunità che dura in maniera continuativa - ha precisato l'infettivologo - per chissà quanto tempo, guardiamola sta cosa prima di rivedere il tutto perché altrimenti non ci capiamo".

E c'è un passaggio piuttosto interessante: "Cominciamo ad avere reazioni avverse non nei vaccinati che non hanno mai visto prima il virus, ma in quelli che il virus l'hanno già visto.

Come, in fondo, ci si poteva un po' aspettare. Cerchiamo di essere anche un minimo capaci di fare le cose".

Occorre comunque precisare che, stando a quanto riportato da diversi scienziati, con reazioni avverse si intendono soprattutto sintomi non gravi e soprattutto transitori.

Uno scenario evitabile, però, quanto si evince dalle parole del medico. "Per rendere le cose comode - ha tuonato - e non porci il problema di capire chi si sta vaccinando, se è già stato infetto oppure no, facciamo disastri".