No al burqa se indossato controvoglia, sì al divieto imposto alle donne d'indossare i pantaloni: questo accadeva, fino aieri, nella modernissima Francia.
Il ministro per le Pari Opportunità Vallaud- Belkacem ha ufficialmentedecretato ormai nullo il divieto di indossare i calzoni imposto alle donne.Legge, questa, bellamente ignorata anche se in vigore in una Parigi progressista e modaiola.
Le cugine d'oltralpe, ovviamente, non hannoaspettato che un atto formale le autorizzasse a portare le braghe, ma ne hannoanzi fatto il vessillo della loro femminilità: fanno fede i tailleur di taglio maschile griffati Chanel, simbolo per eccellenza dellaconsapevolezza 'rosa' a partire dal 1910.
Il veto fu introdotto in Francia il 17 novembre 1799, quando alla vigiliadella Rivoluzione molte donne coraggiose vollero affiancarsi alle battaglie deisanculotti – così chiamati per lascelta emblematica di sostituire le coulottes borghesi con i pantaloni –sposandone la causa e imitandone l'abbigliamento. Una sorta di marchiodistintivo, tanto temuto da spingere la Prefettura parigina a vietarne l'uso alle donne,se non "previa autorizzazione delle autorità di polizia e dietro presentazionedi un certificato medico".
Oltre all'evidente timore delle autorità vigentispaventate dal contagio sovversivo, la legge conteneva in sé i germi di unantico retaggio culturale maschilista,radicato al punto da identificare con i vestiti da uomo quei valori di successoe intraprendenza sistematicamente negati alla compagine femminile.
Sebbene sostanzialmente pro-forma, ilprovvedimento di Vallaud- Belkacemnasce chiaro intento di riaffermare una parità di genere troppo spessocalpestata.
I capi di foggia maschile nelle vetrine diboutiques femminili rappresentano, in sostanza, la sofferta conquista diquante, ancora nel 1910, dovevano limitare l'uso dei calzoni alle soleoccasioni in cui questi si rendevano strettamente indispensabili, come lepasseggiate in bici o a cavallo. Pena il giudizio e l'esclusione sociale. Ciòche sfila in passerella diventa, in quest'ottica, la parata dei diritti rosa.