La gonadotropina corionica umana, o hCG, è un ormone chenormalmente non viene prodotto da cellule del nostro organismo, tanto è veroche è quella molecola che viene ricercata nei test di gravidanza: infatti è sintetizzatasolo dall’embrione nell’utero della donna incinta, il che è indicativo, senzapossibilità di falsi positivi, di uno stato di gestazione.
Proprio perché non è prodotto da nessuna cellula dell’organismo,la sua presenza in un individuo sottoposto al test indica che sta succedendoqualcosa. E questo qualcosa, esclusa la gravidanza, ha una sua identità benprecisa.
Francesco Acerbi, difensore classe 1988, è risultatopositivo per hCG durante i controlli effettuati dopo Cagliari-Sassuolo di duesettimane fa. Acerbi era stato operato a fine estate per la rimozione di untumore a un testicolo, scoperto durante le visite mediche effettuate in ritiro.
La storia di Francesco Acerbi imporrebbe di avere un certorispetto per un ragazzo di 25 anni che si è trovato a fronteggiare questamalattia. Quando la notizia si è diffusa (se era il caso che si diffondesse),le parole “doping” e “positivo” hanno iniziato a circolare accanto al nome delgiocatore nei titoli di diversi siti di informazione.
Eppure sarebbe il caso che prima di utilizzare certi terminici si informasse meglio sull’argomento, dato che la gonadotropina corionicaumana o hCG è rilevabile, oltre che nelle donne gravide, anche nei soggetti chehanno tumori del testicolo.
Per cui la sua positività dopo un intervento chirurgicodi rimozione del tumore può indicare – tanto più dopo che la società haprecisato che non ha mai assunto terapie a base di hCG - che la malattia si è ripresentata.In un ragazzo di 25 anni.
Conoscendo queste nozioni e conoscendo la storia diFrancesco Acerbi, il minimo che si sarebbe dovuto fare era avere rispetto perun giovane che potrebbe essere in un momento davvero delicato e pesante dellasua vita, evitando di accostare il suo nome a parole come “doping”, che senz’altrosulle pagine sportive attirano l’attenzione del lettore più di “tumore” o “malattia”.
Titoli come “Doping, Sassuolo: Francesco Acerbi positivo”, ocome “Doping, farmaco non autorizzato: Acerbi del Sassuolo positivo” fannorabbrividire in un contesto come quello della storia dell’ex Milan. Forsesarebbe stato meglio qualche lettore in meno, ma un po’ di rispetto in più.