A Milano è la prima domenica di luglio. Sul tavolino di un bar c'è la pila con i giornali. Sulle prime pagine l'eliminazione dell'Italia dagli Europei e i colpi del Calciomercato, nelle pagine internet le trattative che riguardano giocatori e allenatori. In una città con un clima bollente c'è un allenatore professionista, con un discreto passato tra Serie B e Lega Pro, che ha un diavolo per capello. Ci incontriamo in un bar di una zona centrale, si guarda intorno,sbuffa e mi chiede di tenerelo smartphonespento. "Niente registrazioni, memorizza i concetti di questa chiacchierata".

È ancora disoccupato l'uomo che si dice "stanco di questo calcio". Gli suona il telefonoecapisci subito che si tratta di un suo collega: "Anche a te la stessa storia? Non ci andare in quella società, dobbiamo imporci ed evitare che questo andazzo si diffonda". La telefonata dura meno di due minuti. Il tempo di avere al tavolo un caffè macchiato per me e uno al ginseng in tazza grande per il mister: "Questo è la mia forza, ne bevo tre al giorno".

'Stanco di questo calcio'

"Non credo che allenerò quest'anno, non ne ho più voglia alle condizioni di questi presidenti. Sono stanco di questo calcio". L'allenatore alza la voce, la discussione si fa via via più animata, tanto che si decide di cambiare tavolo in una zona più riservata.

"Ma ci credi che sono stato in cinque società professionistiche e in tutti questi casi mi facevano le stesse domande?". Al nuovo tavolo arrivano due bottigliette d'acqua per stemperare l'arrabbiatura dell'intervistato. Psicologia da validi baristi.

Le condizioni richieste dai club

"Arrivi in sede e ti chiedono se hai un paio di sponsor per coprire le spese dell'ingaggio, di far giocare principalmente i ragazzi che ti indicano i dirigenti e se puoi abbassarti il costo dello stipendio rispetto a quelliche si erano già presentati nei giorni precedenti.

Mi spiace, ma io a queste condizioni non ci sto. I soldi, per fortuna, per me non sono un problema, ne ho messi via un bel po' in questi anni e mia moglie ha un'attività avviata, ma ora non mi è più consentito di lavorare. E allora penso proprio che mi prenderò una pausa. Non ho voluto nemmeno fare i camp con i ragazzi quest'estate dalla rabbia, ora andrò all'estero a fare un ripasso di inglese e poi vedrò".

L'allenatore fa una piccola smorfia, si alza, mi saluta, paga il conto e se ne va.

Denunce cadute nel vuoto

Il caso degli "allenatori con valigetta" è noto da tempo, soprattutto nei campionati dilettantistici. All'ex portiere del Venezia SalvatoreSoviero chiesero 50mila euro per sedersi su una panchina di serie D. La Guardia di Finanza aprì anche un'indagine, ma non ci furono indagati. Un'altra denuncia, questa più clamorosa, arrivò lo scorso anno dall'ex giocatore del Napoli Gennaro Scarlato: "Mi chiesero soldi per allenare in Lega Pro". Qualche dirigente è stato poi sentito su questo caso? Nessuno...