“I rinforzi prima arrivano meglio è, ma l’importante è che arrivino”. La frase con cui Sinisa Mihajlovic ha commentato l’imminenza della sessione invernale di mercato non brilla certo per originalità, ma spicca per efficacia. Qualunque allenatore interrogato a proposito risponderebbe così, ovviamente con gradazioni temporali differenti, perché le ultime della classe sono le squadre che hanno più urgenza di ritoccare l’organico. Il Torino sembra però fare eccezione. La parola d’ordine in casa granata è infatti “fretta”. Anche nel calcio però la voglia di fare le cose in tempi brevi non è sempre amica della qualità.

Vediamo cosa dovrebbe fare la società per dare corpo ai sogni europei.

Difesa, cercasi velocista

Che la difesa sia il reparto più bisognoso di volti nuovi e di qualità non ci sono dubbi. La rivoluzione di fine agosto non ha pagato, Rossettini e soprattutto Castan non hanno convinto appieno, Ajeti si è rivelato una meteora, Bovo è passato dal ruolo di capitano a quello di esubero e Moretti da quello di colonna dell’era Ventura a primo dei rincalzi. Ma, rendimento a parte, il problema sta nelle caratteristiche dei giocatori. Non c’è il centrale veloce tanto invocato dall’allenatore in estate. Il nome giusto può essere quello di Lorenzo Tonelli, meteora nel Napoli di Sarri. Il Toro può rifare l’operazione Valdifiori, ma d’altro canto De Laurentiis non vuole fare una minusvalenza e non è facile per i granata trattare con la stessa società cui è stato appena ceduto a peso d’oro Maksimovic.

Un acquisto avventato da parte del Napoli, pronto a restituire la stessa moneta al Toro dicendo no al prestito. Caratteristiche diverse, ma ugualmente utile, sarebbe Sebastien De Maio. Il francese fa panchina alla Fiorentina ed ha le caratteristiche del leader del reparto. Sempre dai viola può arrivare il jolly Nenad Tomovic, pupillo di Mihajlovic, magari in uno scambio con De Silvestri, chiuso al Toro da Zappacosta.

Castro è ok, ma è tardi

A centrocampo, tanto per non voler fare sempre i bastian contrari rispetto alle strategie di Cairo, la candidatura di Lucas Castro è convincente. L’argentino ha la qualità tecnica e la duttilità per fare al caso di Miha, oltre che l’esperienza. Ex attaccante esterno, ora mezzala, ma anche trequartista, con 4-5 gol all’anno in canna, il problema è che bisognava pensarci prima.

Adesso il Chievo, che peraltro potrebbe perdere direzione Cina l’ex granata Birsa e che restituirà al Torino Vittorio Parigini, non ha fretta di vendere, e ancor di più non a una grande, quindi l’affare è tutto in salita.

Attacco, Iturbe è l’uomo giusto?

Infine, l’attacco. Qui è tardi per consigliare, resta solo il tempo per commentare, perché Juan-Manuel Iturbe è virtualmente un giocatore del Torino. Prestito con diritto di riscatto dalla Roma, che fa così tris di titoli temporanei al Toro dopo Castan e Iago Falque. I dialoghi tra le società sono fitti e si sono già spinti al possibile passaggio al Toro di Lukasz Skorupski nella prossima stagione come erede di Hart, ma il sospetto è che Iturbe non fosse il giocatore che serve al Toro.

Contropiedista puro, e qui ci siamo per il gioco di Mihajlovic, il paraguayano viene però da un anno e mezzo con poche partite e di fatto ha giocato una sola stagione ad alti livelli, a Verona. A Torino inoltre non sarebbe titolare, ma solo il rincalzo dell’ex compagno in giallorosso Ljajic. Insomma, un’occasione persa, quella per gettarsi su alcuni talenti messisi in mostra in Serie B. Come Riccardo Orsolini dell’Ascoli, sul taccuino di tutte le grandi, ma acquistabile per meno di 6 milioni, o quello di Camillo Ciano, giocatore più maturo, in uscita dal Cesena e vicino al Sassuolo, che di giocatori pescati in B e valorizzati, da Ricci a Ragusa fino a Politano, se ne intende. In casa Toro non c’hanno pensato, sempre nel nome della fretta ai andare in Europa. Progetto che sarebbe dovuto essere biennale, ma evidentemente programmare non è di questo calcio.