Da sopravvalutato a fenomeno in meno di 48 ore. E’ lo strano caso di Roberto #Gagliardini, arrivato all'ombra della “Madunina” in prestito biennale con un riscatto obbligatorio fissato a 20 milioni, a cui ovviamente vanno aggiunti i 2 milioni per averlo sin da subito e una serie di bonus legati ai risultati. Al giocatore, invece, un contratto di 5 anni a 1,5 milioni di euro a salire. L’opinione pubblica si è divisa molto sul suo acquisto, giudicando eccessivo il prezzo del suo cartellino. Si impone allora una attenta analisi della situazione.
Gagliardini, che carattere
Un ottimo prospetto, soprattutto per la capacità di ricoprire entrambe le fasi: forza fisica e leve lunghe per contrastare gli avversari, oltre ad un ottimo senso della posizione. Capacità che avevano spinto Gasperini addirittura a paragonarlo a Pogba. Parole pesanti quelle del suo ex tecnico, con Gagliardini che nella sua prima uscita in maglia nerazzurra contro il Chievo Verona ha lasciato negli spogliatoi il prezzo del suo cartellino, giocando con l’incoscienza di chi non ha nulla da perdere. Insomma, l’impatto con il mondo Inter non è stato affatto inquietante e, dopo i primi minuti di smarrimento, i suoi colpi, quelli che avevano fatto innamorare il ds Piero Ausilio, sono venuti fuori alla grande.
Troppi soldi spesi?
Ma pagare un giocatore così tanto, nonostante abbia all'attivo solo 14 presenze in Serie A (prima di arrivare a Milano, ndr), non è eccessivo? E’ quello che si sono chiesti tutti, addetti ai lavori inclusi. La verità è che ormai nel mercato non ci sono prezzi giusti o sbagliati, le valutazioni si sono gonfiate e capita di dover spendere qualche milione in più con rischi annessi e connessi.
La Juventus, del resto, ha fatto lo stesso con Caldara: 15 milioni di parte fissa, 6 milioni di bonus e 4 milioni come premio di valorizzazione all'Atalanta per il difensore che, almeno nei piani, dovrebbe arrivare a Torino a giugno 2018. Solo il tempo ci dirà se l’investimento è stato intelligente o spropositato, per ora Inter e Juventus hanno dato l’impressione di avere, economicamente parlando, qualcosina in più rispetto alle altre. Un aspetto positivo già c'è: le squadre italiane finalmente sembrano essere tornate a puntare sul made in Italy, e questo non può che far bene all'intero movimento calcistico.