Suning c'è, quelli del Milan chissà. Suning si conosce, quelli del Milan no. Quante volte, su tanti, tantissimi, siti, queste dichiarazioni sono passate di bocca in bocca, ripetute quasi come un mantra. Si pensava che dopo il versamento di altri 100 milioni di euro, in totale fanno 200 milioni di euro, pochi di meno rispetto a quelli immessi nell'Inter da Suning, la nenia potesse concludersi. Invece no, prosegue. Oggi, a inizio 2017, viene introdotto un nuovo elemento. Il ritardo nelle autorizzazioni cinesi non sarebbe generalizzato, ma ad hoc per Sino Europe Sports perchè la strutturazione della cordata non sarebbe convincente agli occhi delle autorità governative di Pechino.
I soldi Suning e i soldi Sino Europe
La stretta governativa cinese esiste per tutti, per i cinesi del Milan come per i cinesi dell'Inter. Tanto è vero che tutti i soldi portati da Suning alla Milano nerazzurra e da Sino Europe Sports a quella rossonera fino ad oggi, erano già fuori Cina. Opportunità molto più a portata di mano per Suning che ha agito prima della stretta governativa e dispone inoltre di negozi e sedi in buona parte del mondo oltre alla Cina, mentre Yonghong Li è riuscito, senza portare un euro fuori dalla Cina, a versare già 200 milioni di euro a Fininvest. Ma viene ancora discusso e circondato da pregiudizi.
Le dichiarazioni Sino Europe e quelle dell'avvocato che ha curato Inter-Suning
Il 22 Dicembre, Yonghong Li era stato molto chiaro sull'operazione Milan: "In Cina, ogni investimento verso Paesi esteri è soggetto all’approvazione dell’autorità regolatoria cinese. Di recente, l’autorità ha annunciato nuove misure di controllo nei confronti degli investimenti verso l’estero, e questo riguarda anche le operazioni annunciate prima che tale accordo fosse reso pubblico, come nel caso dell’acquisizione del Milan da parte di SES.
Il team di SES sta lavorando al percorso autorizzativo previsto dalle nuove regole, ma in generale tutte le richieste di autorizzazione pendenti, non solo la nostra, sono soggette alle stesse misure". Nessuno lo ha smentito. Oggi invece Il professor Renzo Cavalieri, uno degli avvocati del team che ha curato l’acquisto dell’Inter da parte di Suning, ha introdotto nuovi elementi che sembrano dare ragione ai soliti luoghi comuni in maniera molto pregiudiziale, sia nei confronti di Berlusconi che nei confronti di Yonghong Li.
Il professor Cavalieri si fa forte ("Non mi pare una novità"...) di pareri già espressi da altri: “Suning è una realtà solida e articolata, con rami di business da tempo nel sistema-calcio. Anche per questo l’acquisizione dell’Inter è filata liscia: il progetto era chiaro e non c’erano contraddizioni con le regole cinesi. Per quanto riguarda il Milan, ma non è certo una novità, mi pare che ancora si debbano chiarire aspetti fondamentali Ogni investimento estero dalla Cina ha bisogno di specifiche autorizzazioni, in particolare di tre enti: la National development and reform commission (Ndrc), il ministero del Commercio (Mofcom), infine la State administration for foreign exchange (Safe). Prima di fornire il nulla osta, viene verificata la coerenza tra le attività in patria e l’investimento all’estero.
Insomma, se si possiede una società farmaceutica e si desidera acquistare una catena di ristoranti (o viceversa) scattano controlli e freni.Tutta la vicenda Milan appare abbastanza opaca sin dai tempi di mister Bee, l’imprenditore sino-thailandese che rappresentava capitali cinesi: finito nel nulla. Poi buco temporale, nomi che saltavano fuori come generati da un computer e infine il consorzio guidato da Li Yonghong, finanziere di cui mi pare che gli stessi cinesi sappiano piuttosto poco”. Insomma quello che per Yonghong è un iter uguale per tutti, per Cavalieri è un percorso a ostacoli. In attesa di conoscere la verità, Suning nel sistema-calcio europeo, dopo i 60 milioni fra cartellino e ingaggio dell'operazione Gabigol..., deve ancora consolidarsi.