Il concetto è chiaro: “Siamo più forti dell’anno scorso”. Firmato: Giorgio Chiellini. Ora bisogna solo capire se l’assunto è una certezza, una speranza o un modo per auto-convincersi. Detto che trattenere Bonucci era impossibile di fronte alla volontà del giocatore di cambiare aria, al clima che, smentite a parte, si era creato nello spogliatoio e all’offertona del Milan, non si può non rimarcare che il più solerte nel sottolineare l’immutata competitività dei bianconeri sia stato proprio l’unico della BBC a non salutare pubblicamente il neo-milanista, congedato anzi da un tweet al veleno della sorella di Giorgione e dal significativo cambiamento dell’immagine dell’account twitter del Chiello, che ha scelto di riprendersi mentre stringe con orgoglio la sua maglia bianconera.

Juventus, il mercato chiama

Tradotto: “io il senso di appartenenza ce l’ho”. Proprio in virtù di questo senso di appartenenza e delle riconosciute doti da leader del gruppo il numero 3 della Juventus ha tenuto a tranquillizzare i tifosi, e magari pure l’opinione pubblica, di parte e non, riguardo alla solidità dei 6 volte campioni d’Italia nonostante l’illustre addio. “Quando se ne sono andati Pirlo, VIdal e Pogba tutti dicevano che ci sarebbe mancata sostanza in mezzo al campo” ha proseguito Chiellini, sulle cui aspirazioni da futuro allenatore si sa tutto. Vero pure questo, ma l’altra faccia della medaglia è quella di una squadra che non ha di fatto sostituito Vidal, non ha rimpiazzato Pogba e ora rischia di fare lo stesso con Bonucci.

Attacco, ci siamo quasi

Oggettivamente un po’ troppo. D’accordo l’importanza del gruppo e dello spogliatoio e d’accordo pure la consapevolezza che per fare strada in Europa, leggi alzare la Coppa, bisogna mettere qualità e velocità in attacco, da qui i colpi Bernardeschi e Douglas Costa, ma non si può neppure pensare di trascurare del tutto l’inventiva del centrocampo o la solidità della difesa.

Al momento l’unica certezza è che Allegri vuole disegnare una Juventus diversa, che difenda sempre a quattro, anzi a due in mezzo, costruisca meno da dietro e ribalti il campo con più velocità, eppure a due settimane dall’inizio della stagione più di qualche dubbio resta. In tutti i reparti, compreso quell’attacco pieno di alternative, ma nel quale Mandzukic rischia di entrare in rotta di collisione con i due esterni appena arrivati, dovendo magari accettare il ruolo di vice Higuain.

Un attacco nel quale continua a fare specie l’idea della rinuncia a Schick, sacrificato sull’altare di una situazione clinica poco chiara e dell’innamoramento per Keita, il cui arrivo immediato coinciderebbe con la cessione di Cuadrado, magari verso la Roma.

Difesa, ne servono due

Ma è come detto in mezzo e in difesa che ci si aspetta due-tre acquisti. Sicuro l’innesto di un esterno destro basso, con Joao Cancelo nome caldo: a quel punto o saluta Lichtsteiner o De Sciglio trasloca a sinistra, liberando Asamoah per il centrocampo (dove dopo Lemina saluterà Rincon) e rinviando al 2018 l’arrivo di Spinazzola. Ma altrettanto certo è che arriverà un quinto centrale. Dalla sua identità si capirà quanto è alta la fiducia dell’ambiente verso Daniele Rugani, ex golden boy che sta faticando troppo ad ambientarsi: il carattere non è mai stato il punto di forza dell’ex empolese, ma ora bisogna affrettarsi, perché il probabile arrivo di Ezequiel Garay, destro come Bonucci e tecnico come Bonucci, potrebbe fare rima con bocciatura.

Centrocampo: molte idee, ma confuse

Idee più confuse a centrocampo. Il profilo prescelto è Blaise Matuidi, cagnaccio di qualità, ma pur sempre cagnaccio. Alla fine, complice la mediazione di Mino Raiola, arriverà lui per una ventina di milioni nonostante tra 4 mesi il suo cartellino varrà zero euro. Servirà tanto, ma il suo profilo si sposa poco con quelli degli altri giocatori cercati, i ben più tecnici Emre Can e soprattutto André Gomes. Peraltro il francese, che non avrebbe certo il posto assicurato in una mediana a due, il centrocampo non acquisterebbe in cambio di passo e inserimenti e tanto meno in qualità. Ma Allegri, uno che le sfide è abituato a vincerle, è pronto a lanciarne un’altra: vincere anche con una Juve che concentri la propria forza nel reparto offensivo.