La Juventus ha messo in stand by la difesa. Chi l’avrebbe detto che l’arma segreta dell’epopea d’oro dei bianconeri sarebbe divenuta un reparto come un altro o comunque non più quello centrale per tentare l’agognato assalto alla Champions? La supremazia in Italia non è mai stata in discussione negli ultimi 6 anni proprio grazie alla forza e alla personalità della BBC, la cui solidità è scritta nei numeri, ma soprattutto nel carisma dei suoi interpreti e nella capacità di far stare tranquilli i compagni che là dietro non si sarebbe passato e che di conseguenza qualcosa prima o poi in attacco sarebbe successo.
'Vendo e sono felice': Juventus modello Fenice
Che la terza linea sarebbe stato il reparto da rinfrescare e ringiovanire il prima possibile non era certo un mistero. L’operazione è già stata avviata, partendo dall’acquisto di due dei tre migliori giovani centrali under 23, Rugani e Caldara, ma pure attraverso una mossa a sorpresa, ma non troppo, la “dismissione” di Leonardo Bonucci. Certo non sarebbe stato possibile vendere Barzagli e Chiellini, rispettivamente al crepuscolo e nella parte finale della carriera, sul piano strategico l’addio del numero 19 è stato geniale per l’incasso economico e pure per provare a dare nuovi stimoli al gruppo. Come detto dallo stesso Chiellini, “io ho ancora più fame di Leo”, in risposta all’hashtag bonucciano “Hungrier than ever”.
La Juve ha dimostrato di saper ripartire anche dopo partenze dolorose, attese, come quella di Pogba, o improvvise come quelle di Vidal e di Conte. Proprio l’addio dell’attuale tecnico del Chelsea può essere assimilato a quello di Bonucci per l’impatto carismatico e dei due, ma pure per le conseguenze tecnico tattiche che questo avrà sulla squadra.
Sì, perché se il primo Allegri ha avuto il merito di dare continuità al lavoro del predecessore, per poi introdurre con i propri tempi tutti i cambiamenti alla base degli ultimi trionfi, senza Bonucci a cambiare volto non sarà solo la difesa, ma l’intera impalcatura della squadra.
La difficile eredità di Leo
Come detto, la nuova Juventus attaccherà in modo diverso, ma pure difenderà in modo diverso.
Senza Bonucci si vedranno meno palle lunghe dalla difesa, il gioco passerà ancora di più dai piedi di Pjanic, dai movimenti di Dybala e dagli sfoghi sulle fasce grazie alle sovrapposizioni dei terzini su Douglas Costa e Bernardeschi. Sul piano difensivo si guadagnerà in marcatura, in senso dell’anticipo, dal momento che non si scorgono sul mercato giocatori con le caratteristiche di Leo. Del resto in rosa un costruttore di gioco nel reparto già c’è e risponde al nome di Mehdi Benatia, uno che a Roma, quando la condizione lo ha assistito, disputò una stagione da urlo, sul livello della stessa BBC. I nomi accostati ai bianconeri dal post-Bonucci sono stati tantissimi, alcuni neppure presi realmente in considerazione, come il romanista Manolas, per caratteristiche molto diverso da Leo, ma compatibile con Benatia e Rugani, o come Eze Garay.
Più logico puntare su profili giovani come José Gimenez o Stefan De Vrij, quest’ultimo “passione” vera della Juve, ma zavorrato dagli infortuni e… dall’essere sotto contratto con la Lazio. Un centrale forse arriverà, ma senza fare ombra a chi c’è già, pronto a sfruttare la fiducia rinnovata da parte di società e allenatore.