Una partita come le altre della domenica a Marzabotto, in Emilia Romagna per il campionato della seconda categoria dilettanti: padrone di casa il Marzabotto, il Futa 65 squadra ospite. Dopo un gol, una mischia euforica dei segnanti con giocatori che saltano, si abbracciano, gridano: come da video, uno di questi sulla sinistra dello schermo alza il braccio in un saluto che potrebbe anche non essere fascista se contemporaneamente il nostro giocatore, cioè Eugenio Maria Luppi del Futa, non si fosse tolto la maglia e non avesse orgogliosamente mostrato un'altra maglietta con l'aquila romana, simbolo appunto del fascismo.
La reazione
Il doppio gesto ha suscitato la reazione di molte persone, ma in particolare del Presidente del Comitato Caduti di Marzabotto e di appartenenti ad altre organizzazioni partigiane, preoccupate soprattutto dalla sfacciataggine del gesto, dalla sua inutilità e dalla tracotanza.
Lo sport deve essere sport e non devono essere tollerate esibizioni pretestuose di nessun genere e la cosa deve essere stabilita con chiarezza visto anche l'atteggiamento dell'arbitro che, secondo molti spettatori, avrebbe dovuto intervenire subito. Ora da più parti si chiede di dare una sanzione e spetta a chi di dovere meditare e intervenire nel modo giusto, anche se questa mattina, 14 novembre, è già stata annunciata la sospensione del calciatore.
Questi ha già per altro chiesto scusa e detto di avere agito con leggerezza, ma si può anche aggiungere con premeditazione perchè se il saluto potrebbe essere inteso come qualcosa di impulsivo, non può esserlo affatto la maglietta indossata appositamente dal calciatore.
Perchè lo scalpore?
Il comportamento di Luppi sarebbe riprovevole in qualunque contesto per tutto quello che i due simboli ricordano, ma lo è in modo indubbio anche e soprattutto per il -dove-, cioè per il posto in cui è stato fatto, il paese di Marzabotto, parola che evoca ricordi terribili e che è un simbolo come lo sono Boves in Piemonte o le Fosse Ardeatine a Roma o Sant'Anna di Stazzema (su cui è stato anche girato un toccante film), altri nomi che sono monumenti stessi alla memoria.
Ma cos'è successo a Marzabotto?
1944, dal 29 settembre al 5 ottobre i Nazisti lanciarono un'operazione di terra bruciata lungo tutta la linea Gotica che correva da Viareggio a Pesaro, da una costa all'altra, dal Tirreno all'Adriatico lungo tutto l'Appennino: a Sud gli Alleati che tentavano di sfondare per la Pianura Padana, a Nord i Nazisti e i Fascisti che cercavano di bloccare l'avanzata.
La rabbia di chi sapeva ormai che stava perdendo, si sfogò nelle operazioni lungo la Linea Gotica per fare piazza pulita di ogni forma di resistenza, attaccando in primis i gruppi partigiani, ma finendo col compiere massacri contro tutti, uomini donne bambini, eccidi della peggior specie, crimini contro l'umanità.
A Marzabotto ( il comune maggiore) e nei comuni vicini i Nazisti cercavano i partigiani che operavano nelle zone intorno al Bologna e al Monte Sole e in quei giorni misero a ferro e fuoco tutto: ancora oggi non si sa il numero preciso dei morti, la cui cifra varia da 1000 fino a 3000 e oltre. A capo il famigerato Walter Raeder, condannato all'ergastolo nel 1951 e liberato con la condizionale nel 1980 per le intercessioni dei Governi tedesco e Austriaco.
Si capisce allora che il gesto di Luppi è uno schiaffo diretto a quei ricordi e c'è da chiedersi se Luppi conosca tutta la storia e tutto quello che significa: rimane comunque inquietante questo montare di gesti -leggeri-, in realtà sconsiderati come anche quello della maglia con Anna Frank. Le scuse non bastano, quelle di Luppi o quelle di maglia con Anna Frank e non basta neppure organizzare viaggi ad Aushwitz o leggere pagine del Diario.
Cosa fare allora? Bisogna rimboccarsi le maniche e considerare tutti gli episodi preoccupanti che succedono nel mondo del calcio e non solo, cercando di ricominciare con un'educazione capillare che parta dai bambini e insegni ancora, da capo, il valore della Storia, il peso della memoria e il rispetto per tutti.