Si allarga il dibattito politico sull’opportunità di approvare la proposta di legge, firmata da Emanuele Fiano del Pd, che allarga le maglie del reato di apologia e propaganda del fascismo, già previsto dal codice penale. Ad intervenire, questa volta, sono i sindaci di due Comuni italiani, divenuti teatro delle stragi nazi-fasciste durante la Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di Romano Franchi, primo cittadino di Marzabotto, in provincia di Bologna (771 morti tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944), e di Maurizio Verona, sindaco di Stazzema, in provincia di Lucca (centinaia di morti il 12 agosto del 1944 nella frazione di Sant’Anna).
In una nota congiunta, Franchi e Verona si schierano a favore della legge Fiano e respingono l’idea che gli oggetti raffiguranti Benito Mussolini, Adolf Hitler, il fascismo e il nazismo rappresentino solo degli innocui gadget, in quanto offenderebbero la memoria di quanti hanno perso la vita per colpa di quelle ideologie.
La nota di Franchi e Verona
La proposta di legge presentata pochi giorni fa in parlamento dal Pd, con primo firmatario Emanuele Fiano, parlamentare Dem di religione ebraica, oltre ad avere numerosi detrattori, ha da oggi due significativi sostenitori. Si tratta, come detto, dei sindaci di Marzabotto e Stazzema, due nomi tristemente evocativi della storia italiana. I due si soffermano sull’aspetto specifico della “vendita di beni raffiguranti immagini o simboli del partito fascista”.
Basta gadget del Duce
A loro modo di vedere, non sono bastati più di 70 anni da quei fatti per assistere alla fine della proliferazione di “messaggi inneggianti a nazismo e fascismo”. Secondo Franchi e Verona, è impossibile parlare di libertà di espressione, di parola e di pensiero per contrastare la legge Fiano, come hanno fatto M5S, Lega e Forza Italia.
Né, tantomeno, può essere definito come puro e semplice “folklore” il fatto che centinaia di negozi specializzati, mercati rionali e bancarelle vendano impunemente portachiavi, posacenere, bottiglie di vino, tazze, coltelli e immagini di ogni genere che inneggiano al Duce, al fascismo o al nazismo.
Battaglia culturale nelle scuole contro fascismo e nazismo
L’opinione di Franchi e Verona è che questo mercanteggiamento offenda “la memoria di chi è morto a causa di quelle ideologie”. A questo proposito, la pdl Fiano viene considerata in maniera positiva perché difende i giovani che, secondo loro, non sono in grado di comprendere i messaggi che arrivano soprattutto via web. Ecco perché, sostengono, “occorre vietare la libera vendita di questi oggetti di dubbio gusto” e, allo stesso tempo, riprendere una battaglia culturale nelle scuole “per far comprendere cosa furono il fascismo in Italia, e il nazismo per la Germania”.