Marcel Proust, all'incirca un secolo fa, andava alla ricerca del tempo perduto. Roberto Mancini, nel 2018, insegue un obiettivo forse meno nobile, ma altrettanto sfuggente. La sua Italia non segna un gol su azione da più di 200': ultimo squillo quello di Simone Zaza contro l'Olanda. Era il 4 giugno e il Mancio era appena atterrato sul pianeta azzurro, messo in ginocchio dalla gestione Ventura. Siamo giunti al 10 ottobre, giorno della gara amichevole contro l'Ucraina, ma la cura del tecnico di Jesi fin qui non sembra aver portato grandi benefici: una sola vittoria (all'esordio contro la modesta Arabia Saudita), due pareggi (Polonia e Olanda) e due sconfitte (Francia e Portogallo).
Totale: 5 gol fatti dei quali solamente 3 portano la firma di un attaccante. Media: un gol ogni 150', più di una partita e mezzo. Poco, soprattutto se si considera che gli azzurri sono sempre scesi in campo con il 4-3-3, modulo offensivo predefinito al quale Mancini non sembra voler rinunciare.
Modulo fisso, giocatori no
Se il film è sempre lo stesso, gli attori non lo sono affatto, ed allora ecco che, in appena 5 partite, sono stati ben 5 i tridenti diversi che si sono avvicendati, per un totale di 10 giocatori impiegati. In principio furono Balotelli, Insigne e Politano, con i gol di Mario e del subentrato Belotti a piegare l'Arabia Saudita. Poi fu il turno di Balotelli, Berardi e Chiesa, sconfitta 3-1 contro la Francia e rete di Bonucci.
Terza amichevole e terzo tandem, con Insigne, Belotti e Verdi. Risultato: 1-1 contro l'Olanda con gol di Zaza subentrato. Palcoscenico nuovo, abitudini vecchie, e allora a scendere in campo per la prima gara di Nations League sono Insigne, Balotelli e Bernardeschi, con ringraziamenti speciali per Jorginho che, a 10' dalla fine, evita la sconfitta; e infine, contro il Portogallo, spazio a Zaza, Chiesa ed Immobile.
Bottino: 2 tiri in porta in 90' e zero gol. Numeri impietosi che denunciano una preoccupante sterilità offensiva che stranamente sembra venire meno in campionato dove Insigne ha già timbrato il cartellino 6 volte, seguito da Immobile con 5, più indietro Belotti, Bernardeschi, Berardi e Chiesa, tutti appaiati a quota 2. In Francia fatica Balotelli, ancora fermo a quota 0 e tormentato dagli infortuni.
Per questo, Mancini ha deciso di rinunciare a SuperMario per il doppio impegno contro Ucraina e Polonia, convocando invece Caprari, Lasagna e Giovinco. Per la Formica Atomica, autore di quattro ottime stagioni in quel di Toronto (82 reti in 139 presenze) si tratta di un dolce e probabilmente insperato ritorno. La sua ultima apparizione con addosso la maglia azzurra risale addirittura al 13 ottobre 2015, quando giocò mezz'ora contro la Norvegia nella gara valevole per le qualificazioni ad Euro 2016.
Le scelte di Mancini
Tuttavia Giovinco sembra, con ogni probabilità, destinato a partire dalla panchina contro l'Ucraina, cosi come i debuttanti Lasagna e Caprari. Ed allora spazio al tridente fantasia che, come un Frecciarossa, corre sul binario Napoli-Firenze-Torino.
Fermata soppressa: Roma. Ed allora ecco che anche Ciro Immobile non sarà della gara dall'inizio, come invece sarebbe stato logico date le assenze di Balotelli, Cutrone, Zaza e Belotti. A guidare l'attacco azzurro saranno infatti Insigne (autore di una partenza sprint sotto la guida di Ancelotti), Chiesa (che sembra ormai imprescindibile per Fiorentina e Italia) e Bernardeschi (attore coprotagonista nella super-Juventus di Ronaldo, Mandzukic e Dybala). Una scelta sicuramente coraggiosa quella del tecnico Jesino, che si priva cosi (e priva anche l'Ucraina) di qualsiasi punto di riferimento attorno al quale costruire la manovra. L'unico dubbio da fugare è quello riguardante il nome di colui che vestirà i panni del falso nueve.
Accantonato quello di Chiesa, che agirà su una delle due corsie, rimangono in lista Bernardeschi ed Insigne, con quest'ultimo che ha già ricoperto con successo il ruolo nel suo Napoli. La caccia al gol è dunque aperta e Mancini ha già preparato le sue frecce.