"Adesso fanno tutti i moralisti con il razzismo, bianchi, neri, rossi...e fanno le multe...". Marco Materazzi è intervenuto in maniera decisa (com'era solito fare in campo) su una delle questioni più dibattute nel mondo del calcio negli ultimi tempi, ossia quella relativa ai cori beceri di alcune sparute frange di tifosi nei confronti dei giocatori di colore delle squadre avversarie. L'ex difensore di Perugia e Inter ha avuto modo di esprimere il suo pensiero durante una diretta Instagram avviata dal conduttore Nicolò De Devitiis.
Il campione del mondo 2006 nell'esplicare il proprio ragionamento è partito dal passato, ovvero da quando giocava al calcio e, puntualmente, i supporter delle formazioni avversarie dagli spalti lo etichettavano come "figlio di pu...".
A tal proposito, ricollegandosi all'attualità, ha sottolineato come oggi si faccia troppo moralismo sul tema del razzismo, stroncando al contempo i giudici sportivi che, a suo parere, non capiscono nulla di questa faccenda.
Materazzi si è anche chiesto come mai, quando era un calciatore e veniva costantemente insultato dai tifosi avversari insieme ad altri compagni di squadra (ha menzionato Balotelli) nessuno sia mai intervenuto per sanzionare questi comportamenti anti-sportivi. D'altronde, stando al suo punto di vista, gli improperi non sono poi così differenti dai "Buu" razzisti che si odono dagli spalti all'indirizzo degli atleti di colore. E a questo punto ha chiarito che secondo lui c'è un fraintendimento in merito alle motivazioni che spingono alcune persone a comportarsi in questo modo.
Materazzi ritiene che gli insulti siano un tentativo di far giocare male gli avversari
"Penso che questa non sia una forma di razzismo", ha sentenziato l'ex interista nel definire i cori ingiuriosi che partono dagli stadi contro i calciatori. Lui ha sempre visto in questa discutibile pratica un modo per far innervosire i campioni delle squadre avversarie, per non farli giocare al meglio delle proprie potenzialità.
Invece, se si dovesse sbagliare, e se davvero determinate offese fossero frutto di cattiveria, allora vorrebbe dire che verrebbero da "gente piccola".
In sintesi, Materazzi ha affermato che, quando si verificano questi incresciosi episodi, o bisogna convincersi che i protagonisti siano soggetti "piccoli di testa", oppure che lo stiano facendo "perché ti temono", nella speranza che i giocatori più forti delle formazioni rivali della propria commettano degli errori.
Quindi è arrivata un'altra stilettata alla giustizia sportiva, quando ha sostenuto che è inutile avere dei giudici che comminano multe da 20mila euro e che chiudono le curve.
A proposito di sanzioni, l'ex numero 23 dell'Inter ha ricordato una vicenda che lo ha visto coinvolto in prima persona qualche anno fa quando venne ammonito e gli fu comminata una multa da 10mila euro per aver fatto un gesto sbagliato nei confronti dei tifosi del Milan. Quando fu convocato alla disciplinare, i giudici gli consigliarono di dichiarare che, in realtà, quell'esternazione era stata rivolta esclusivamente ai supporter della sua squadra (l'Inter), ma lui rifiutò ribadendo che invece era proprio destinata ai milanisti che da dieci anni lo chiamavano "figlio di pu...".
'La testata di Zidane non me l'aspettavo, è stata la mia fortuna'
Quando si parla con Marco Materazzi, non si può non tornare sulla vittoria del Mondiale 2006 e sull'ormai storica testata di Zidane ai suoi danni in finale. Innanzitutto, durante la conversazione don De Devitiis, l'ex azzurro ha chiarito che quel trionfò non è stato figlio dello scandalo Calciopoli, ma del fatto che quella squadra fosse realmente forte: "Eravamo convinti di poter vincere".
Sulla testata di Zidane, ha spiegato che non avrebbe mai pensato che il fuoriclasse francese potesse reagire in quel modo, e questa paradossalmente è stata una fortuna per l'ex difensore pugliese. Infatti ha lasciato intendere che, se si fosse preparato a rispondergli: "Finivamo entrambi negli spogliatoi".
Sulla dinamica dei fatti, Materazzi ha rivelato che il campione transalpino aveva sfiorato il goal nel primo tempo supplementare. Gattuso gli chiese quindi di marcarlo stretto e per questo motivo ci fu un contrasto piuttosto maschio. Quando "Matrix" gli chiese scusa, Zidane reagì piuttosto male. Successivamente, al terzo scontro di gioco, accadde il "fattaccio". Il fuoriclasse francese disse ironicamente all'avversario "La mia maglia te la do dopo", e l'ex Inter gli rispose che piuttosto avrebbe preferito la sorella. Il resto è storia.