La finanziaria, in lettura al Parlamento, con proroga secca conta di stabilizzare gli incentivi sulla casa nel senso di agevolazione sugli interventi raccordati all’efficientamento energetico. La formula dei benefici resta quella sperimentata in questo anno ma con una nuova appendice: il bonus potrà essere ceduto in banca e convertito in credito d’imposta. Un cambio che consentirà di avere una facilitazione di accesso al credito.
Come funziona
La proposta è stata messa sul tavolo dal Centro Studi della Cna- Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa- per dare motore al recupero dell’edilizia, in aiuto a tutto il piano per la rivalutazione del patrimonio abitativo.
I soggetti intenzionati a lavori di riqualificazione della propria casa vengono obbligati a dismettere i progetto per la scarsa disponibilità finanziaria. Perciò nella legge-quadro, oltre alle detrazioni entra-large da 50% al 65% da incassare, spunta anche la norma per la quale chi sceglie di intervenire sul proprio patrimonio può cedere il bonus alla propria banca. Lo sconto viene dunque convertito in credito d’imposta, un plus per la banca per rigirare il finanziamento all’interessato. In questo modo è più facile avere accesso alla liquidità. Il credito viene garantito dallo Stato per 10 anni e cadono altri vincoli per cui si accelera il prestito. Nella previsione messa a clausola, il bonus casa dovrebbe rientrare attraverso rate differite in 10 anni, ma si spera di ottenere lo stralcio di questa norma per trasformare la richiesta del prestito in investimento immediato.
Nellacalcolatrice della Cna, caricando sul conto il tasso medio dei mutui che ammonta al 3,06%, la risultanza è di 57 euro di risparmio su ogni 100 euro di spesa. Premessa è che di solito una spesa di ristrutturazione vale in media 40 mila euro, il soggetto può dedurre immediatamente 17 mila euro. L’uscita che dovrebbe sostenere viene condivisa con l’istituto di credito.
In questo esempio viene che, scontato il plus agevolativo sostenuto con il credito d’imposta in banca, restano da pagare 22 mila euro circa.
Esclusione degli incapienti
L’accesso al credito meno mediato e più accessibile potrebbe dare una mano anche agli incapienti. Si considerano nella categoria iscritta nel rapporto della Cna tutti coloro che hanno un reddito basso o che sostengono imposte inferiori alla rata annuale di detrazione.
Questi per ora non beneficiano in base ai requisiti reddituali dello sconto sulle ristrutturazioni e, mancando questa condizione, restano esclusi anche dal finanziamento agevolato. Per questo architetti e professionisti del settore premono per un emendamento alla Legge di stabilità che coinvolga nelle detrazioni anche questi soggetti insieme ai condomini.