"Avevo detto di non usarlo, adesso lo metti sulla cattedra e lo riprenderai a fine giornata”. E' una delle frasi che almeno una volta nella vita uno studente si è sentito dire dal docente che l'ha sorpreso messaggiare sottobanco (operazione, quella del messaggiare in segreto, divenuta oggi un'arte davvero sofistica dopo che il touch ha preso il sopravvento sui comodi tastini dei primi cellulari!). Le cose però potrebbero presto cambiare per volere del governo pronto a consentire l'utilizzo dei cellulari in classe.
La notizia che la ministra fedeli, attuale titolare del dicastero dell’istruzione, avesse intenzione di rivedere il divieto dei cellulari in classe in vigore dal 2007, in favore di un loro utilizzo “didattico” aveva iniziato a circolare questa estate creando un certo brontolio a riguardo, anche se i più erano certi che la ministra accusasse un semplice colpo di sole passeggero.
Poi con la ripresa dell’anno scolastico in cui la ministra annuncia per venerdì 15 settembre l’istituzione di una commissione ministeriale per dettare le linee guida dell’utilizzo del cellulare nelle aule scolastiche. La stragrande maggioranza dei professori non ne vogliono sapere e una ricerca sembra dar loro ragione.
Rendimenti peggiori secondo una ricerca inglese del 2015
Secondo la ricerca degli economiti Louis-Philippe Beland e Richard Murphy pubblicata sul “Centre for Economic Performance at the London School of Economics” nel 2015 condotta su quattro città inglesi combinando politiche scolastiche in materia di smartphone e risultati accademici di 130mila alunni, conclude che nelle scuole dove i telefoni cellulari sono stati banditi, il rendimento degli studenti di 16 anni sono aumentati del 6,4%.
In particolar modo, la presenza dei cellulari penalizza maggiormente gli studenti con bisogni educativi speciali.
Insomma, finché non si avvererà la profezia di Matrix (per citarne una) in cui la conoscenza sarà disponibile con un “click”, occorrerà continuare a seguire le lezioni e studiare dopo la Scuola. Queste operazioni richiedono concentrazione, l’opposto di ciò che rappresenta l'utilizzo del cellulare, anche solo la vibrazione in tasca.
La ricerca conclude che il multitasking distrae: fare più cose contemporaneamente riduce la capacità di farle bene.
Quale morale?
Questo non significa essere a priori contrari alla tecnologia, ma la sfida è capire se e come la tecnologia in classe (che ha già fatto il suo ingresso con le lavagne interattive lim) possa migliorare piuttosto che disturbare la concentrazione.
Nelle scuole elementari di Cimarron in Texas, dove l’utilizzo dei cellulari in classe è consentito, è stato riscontrato, nel corso dell'anno successivo alla loro introduzione, un miglior punteggio degli studenti nelle materie scientifiche. Si possono allora immaginare regole come l’utilizzo ben visibile sul banco del cellulare e l’accesso a determinati contenuti multimediali ai soli fini didattici. Ma ciò sarebbe sufficiente? Diteci la vostra nei commenti.