Continua l’inchiesta della Procura di Castrovillari mentre i Carabinieri e i Nasproseguono ad indagare sui presunti maltrattamenti cui erano sottoposti i pazienti di tre case di riposo, due di Laino Borgo e l’altra di Villapiana, nella provincia di Cosenza. L’intervento dei carabinieri è avvenuto lo scorso 24 ottobre dopo che un paziente di queste strutture, appartenenti tutte alla stessa cooperativa sociale, è stato trasportato in gravi condizioni all’ospedale Ferrari di Castrovillari.

Ai due titolari della cooperativa sono strati notificati avvisi di garanzia e entrambi sono stati iscritti nel registro degli indagati.

Nei loro confronti l’accusa di maltrattamento e abbandono d’incapace oltre che di reati finanziari. Massima riservatezza sulle indagini ma il procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolli, in una dichiarazione rilasciata all’agenzia Agi, aveva precisato che non si stava indagando solo sulle condizioni generali di cui fruivano i ricoverati ma anche sull’eventualità di trasferire in centri adeguati i malati con assoluta mancanza di autosufficienza.

Quello che colpisce è la frequenza con cui si ripetono questi episodi. Appena una settimana fa è stata chiusa una casa di riposo ad Acerno, anche se sarebbe più giusto definirla “casa degli orrori”, dove gli ospiti erano ridotti alla fame, maltrattati fisicamente e psichicamente, insultati, picchiati, privati sia della possibilità di comunicare con i parenti che di utilizzare liberamente i servizi igienici.

Ma purtroppo, si tratta di una realtà che, per quanto difficile da accettare, è un dato di fatto. Gli anziani, specie se in cattive condizioni di salute sono soggetti molto vulnerabili e indifesi di fronte alla violenza che viene esercitata nei loro confronti, non solo presso le strutture preposte ad ospitare determinate categorie di persone, ma qualche volta anche nella propria famiglia.

L’abuso sull’anziano non è limitato al maltrattamento fisico, questo è l’aspetto più spregevole ma gli altri non sono da meno. L’abbandono, specie per un non autosufficiente, la mortificazione psicologica, verbale ed emotiva ma non ultima la privazione dei mezzi economici. In pratica, nella nostra società, pronta ad indignarsi per ogni sopruso nel mondo, prestiamo poca attenzione a quello che succede molto vicino a noi, in pratica violazioni dei diritti umani.

Una dimostrazione di questa realtà si ebbe nel 1978 quanto con l’applicazione della legge 180, meglio nota come legge Basaglia, si aprirono le porte dei “manicomi” (perché tali erano anche se oggi si usa la definizione, politically correct, di ospedale psichiatrico) mettendo fuori dei poveri vecchi malridotti, incapaci di capire o di affrontare la nostra vita quotidiana. I manicomi erano dei luoghi abominevoli dove il degrado era la regola, e dove i familiari scomodi venivano scaricati e abbandonati per sempre dai loro parenti.

Per ospitare queste persone furono “pensati” diversi modelli di case famiglia, in base alla malattia con la quale erano stati dimessi. Ma in molte di queste case i carabinieri trovarono condizioni di vita spaventose che non erano meno terribili di quelle che riportano le cronache di oggi.