Ieri, 9 dicembre 2013, si è conclusala prima giornata di proteste del cd. movimento dei Forconi, echi avrà visto le immagini in televisione, sono sicuro, avràpensato “forse, questa volta è la volta buona”.
E sì,perché quando i poliziotti, intervenutiieri a Torino nella centralissima piazza San Carlo per sedaregli scontri che già imperversavano tra le vie della città inseguito alle manifestazioni di protesta dell'ormai noto movimento deiForconi, si sono tolti i caschi per unirsi alla voce di protesta,qualcosa di diverso, è inutile nasconderlo, è accaduto.
Nelmomento infatti di massima tensione, quando le Tv di tutta Italiastavano dando le immagini degli scontri che stavano avvenendo un po'in tutte le aree dove erano stati allestiti i presidi, da Torino,come a Vicenza, da Genova come in Sicilia, nel capoluogopiemontese poliziotti e carabinieri si sono tolti i caschi delladivisa anti-sommossa e si sono lasciati avvicinare dai manifestanti,baciandoli e abbracciandoli, una scena, tra l'altro, che si èripetuta anche a Genova.
Che qualcosa stia cambiando davvero?All'iniziativa delle forze dell'ordine sono seguiti applausi edovazioni da parte dei manifestanti, segno probabilmente di un rinnovatosentimento di solidarietà giustificato dall'attuale stato di crisi,non solo squisitamente economico, ma anche e sopratuttoistituzionale.
C'è stato chi ha tentato di sminuire l'elevatosignificato simbolico del gesto di ieri, sostenendo la tesi, come nelcaso di Stefano Esposito, senatore del Pd, secondo la quale“il gesto di togliersi il casco è frutto di una precisa azionefinalizzata ad abbassare la tensione”.
Una tesi quella delsenatore Pd che può avere fondamento e credibilità, mail fatto che la solidarietà si sia ripetuta anche nel capoluogoligure è il segno che forse il 'vento' delle protesta è molto piùforte di quanto non ci aspettasse e non fa più differenza alcuna.Tra l'altro, non rappresenta neanche una novità il grave stato in cui versanole stesse forze dell'ordine, chiamate, pressoché quotidianamente, afronteggiarsi con manifestazioni di protesta senza un adeguatoequipaggiamento che ne tuteli la salute, e sopratutto senza unadeguato salario.
Non rappresenta quindi forse più un 'tabù' per lestesse forze dell'ordine sostenere le ragioni della protesta.
Ventodi protesta che tra l'altro non accenna a scemare; anzi è probabileche la giornata che conoscerà la massima tensione sarà quella dimercoledì 11 dicembre, quando molti comitati si daranno appuntamentoa Roma in occasione dell'annunciato voto di fiducia al governo Letta.«Vogliamo paralizzare l’Italia intera per dare vita a unarivoluzione del popolo contro l’operato dello Stato», quelloche si urla da più parti.
Ciò che infatti chiedono i tantiimprenditori, piccoli artigiani, camionisti, agricoltori edallevatori italiani che stanno dando vita all'ondata di protesta, èdi non pagare il prezzo più alto della crisi, di essere liberati dal'cappio' del fisco che soffoca la loro già poco sana realtàeconomica, e sopratutto di ripristinare uno stato di equità socialecon il quale gli 'ultimi' non siano più abbandonati a sé stessi eal loro destino.
«Basta a tutte queste tasse, basta ai beneficiillimitati dei politici parassiti, basta iniquità, cambiamol’Italia» ciò che ieri risuonava con il vento di protesta.«Ribellarsi è un dovere quando un governo non fa ciò che vuoleil popolo, va cacciato anche con mazze e pietre”», recitanoaltri slogan.
Data la portata della protesta che proseguirà,sostengono i leaders, fino a venerdì, come accaduto due anni fa inoccasione della prima ondata dei Forconi, è assai probabile ora chesi creeranno disagi per i consumatori, che dovranno stare attenti anon restare senza scorte di alimenti e carburanti. Dal canto suo ilViminale (ministero degli Interni) fa sapere che le forzedell'ordine sono impegnate per impedire limitazioni alla liberacircolazioni delle merci e dei cittadini, ma anche il verificarsi didegenerazioni violente della protesta. Chi vivrà, vedrà.