È successo qualche giorno fa ad una giovane mamma della Val d'Ossola. Dopo la consueta visita mensile, il dottore diagnostica un parto gemellare prematuro di sei mesi. Il centro di Domodossola non poteva intervenire nei casi di parti prematuri, si doveva ricorrere ad un ospedale del terzo livello (Alessandria, Torino, Novara, Cuneo). Bisognava cercare un'ambulanza medicalizzata per trasportare la paziente da Domodossola ad Alessandria, e si attendeva l'arrivo non di una bensì due ambulanze, una delle quali dotata di due incubatrici, in modo che, all'arrivo nel centro alessandrino si sarebbe potuto intervenire con un cesareo.

Dopo il parto, la donna è apparsa subito in buone condizioni, mentre i bambini erano "prematuri estremi".

"Solo tra settantadue ore potremo pronunciarci. Al momento non possiamo saperne di più sulle eventuali correlazioni tra il ritardo del trasporto della mamma e le condizioni dei bambini", queste erano state le parole di Diego Gazzolo, primario di neonatologia e terapia intensiva dell'ospedale Arrigo di Alessandria. Dopo nemmeno quarantotto ore, Aurora, una dei due neonati, non ce l'ha fatta mentre Cristian sembra essere in buone condizioni. Subito, però, si accendono le polemiche.

Il consigliere regionale Michele Marinello afferma: "È un fatto inaccettabile e sconvolgente quello che è successo.

C'è la necessità di avere risposte sul funzionamento dei protocolli per la gestione delle emergenze legata ai parti e vogliamo sapere perché al Dea di Domodossola non era presente una Stam, ambulanza specializzata al trasporto di partorienti in condizioni critiche".