Saranno indimenticabili questi giochi olimpici invernali made in Russia, certamente per i meriti sportivi degli atleti ma soprattutto per tutto ciò che attorno a questa cittadina sulle rive del Mar Nero ruota oramai da giorni. Sì, perché di Sochi si è parlato molto prima del sette febbraio, ed il via lo ha dato una legge approvata dal Parlamento Russo, che vieta la propaganda omosessuale.
"Siamo in Russia, non a Sodoma e Gomorra!", urlano i russi, ed i diritti delle coppie e della popolazione eterosessuale vanno difesi con le unghie e con i denti da tutti quei russi (la maggioranza a quanto sembra) che approvano quanto reso legge dal loro Parlamento.
E Putin? Non conferma né smentisce ma dichiara che i gay sono i benvenuti a Sochi "basta che lascino in pace i bambini". Contro quella che viene vista dal resto del mondo come una dichiarata campagna omofoba, si schierano gli antagonisti di sempre, gli USA, che scelgono di essere rappresentati da Billie Jean King, ex tennista e dichiaratamente lesbica. Ma anche l'Italia ha fatto la sua parte: Vladimir Luxuria, in compagnia di due Iene dell'omonimo programma tv Mediaset, sbarcata in Russia per manifestare a favore dei diritti degli omosessuali, è stata fermata dalla Polizia russa non una ma ben due volte! Motivo? La sua "mise", ritenuta evidentemente "offensiva" ed atta a trasgredire quella legge anti propaganda gay che ai russi tanto sta a cuore, tanto dal fermare Luxuria, armata di bandiera arcobaleno e di slogan "Essere Gay è Ok!".
E nulla è valso mostrare il biglietto d'ingresso alla security ed ai poliziotti di servizio all'Olympic Park: l'ex parlamentare e le due Iene sono stati scortati fuori ed abbandonati lontano, lungo la strada. Ma l'espulsione di Luxuria e company dall'Olimpic Park non è stato l'unico fermo: la Polizia russa ha bloccato anche le Pussy Riot ed altre persone, tra cui giornalisti ed altri attivisti legati alle Riot.
Basta così? No, certo. Come se non fossero abbastanza i fermi dei manifestanti, ad animare la gente (soprattutto gli animalisti) c'è la vergognosa azione messa in atto dai russi per "ripulire" la città di Sochi dai randagi e renderla, così, più appetibile ad atleti e turisti. Come? Nella stessa tremenda maniera messa a punto già due anni fa, in Ucraina, in occasione degli Europei: sterminandoli.
Sì, proprio così, a Sochi sono stai uccisi oltre duemila tra cani e gatti randagi. Uno sterminio vergognoso reso noto dal tam tam sui social network ed al quale i politici russi rispondono con dichiarazioni assurde, come quella di Sergei Krivonossov: "Sterminarli è il modo più veloce di risolvere il problema". Problema per il quale sono stati "necessari" 42.500 euro, con buona pace degli animalisti che avevano proposto un'altra soluzione, meno cruenta anche se forse meno costosa: la sterilizzazione!
In tutto questo marasma, tra randagi sterminati ed omosessuali zittiti, per fortuna fa capolino un eroe buono, un ragazzo, un atleta americano di slopestyle freestyle: Gus Kenworthy. Il giovane Gus è stato protagonista di uno splendido gesto di generosità, ha infatti deciso di adottare alcuni cuccioletti randagi trovati per strada.
Gus meriterebbe sicuramente di vincere la medaglia di De Coubertin, nota anche come "medaglia del vero spirito sportivo", istituita dal Comitato Olimpico per premiare quegli atleti che dimostrano sportività nel corso dei Giochi Olimpici.