Un milione e mezzo di elettori della Crimea si sono messi in coda ai seggi fin dalle prime luci dell'alba per votare la separazione dall'Ucraina e l'annessione alla Russia. Il 93% ha scelto la Russia.

Solo il tempo potrà dire se oggi in Ucraina, è stata scritta una pagina importante nella storia recente dell'Europa. Certamente è una tappa importante nella storia della Crimea, che ha votato, rispettando le previsioni della vigilia, la separazione dall'Ucraina, di cui costituisce una Repubblica Autonoma, ed il ritorno tra le braccia della Grande Madre Russia, 60 anni dopo la cessione, da parte dell'Unione Sovietica di Chruscev alla Repubblica Socialista Sovietica dell'Ucraina.

Perché il referendum - La popolazione ucraina reclamava da tempo l'ingresso nell'Unione Europea, visto come ultima spiaggia per uscire da una crisi che attanaglia la nazione, sulla base anche dell'esempio della vicina Polonia che ha tratto enormi benefici dall'affiliazione europea.

Snodo fondamentale per il controllo dei gasdotti che le oligarchie economiche russe utilizzano per rifornire l'occidente (da Gazprom in giù), l'Ucraina è in una posizione strategicamente troppo importante, per il progetto di rinascita della potenza russa coltivato da Putin, da essere lasciato in mani occidentali.

Quando il leader ucraino Viktor Yanukovich ha annunciato, il 21 novembre scorso, il rifiuto di firmare il concluso accorso di associazione all'Unione Europea in cambio degli aiuti economici di Putin, sono scattate violente proteste di piazza.

Ne seguono mesi di sanguinosi scontri che causano la morte di almeno 80 manifestanti, ma non fermano la protesta. Il 22 febbraio, dopo aver firmato un accordo con le opposizioni, Yanukovich fugge in Russia. Il Parlamento nomina Olexander Turchynov presidente ad interim che annuncia per il 21 marzo la firma dell'atteso accordo con l'Unione Europea.

A questo punto, vedendosi la situazione sfuggire di mano, i militari di Putin occupano di fatto la Crimea, dove ha sede la maggiore base navale della marina russa, ed inducono il Parlamento autonomo della Crimea, a maggioranza etnica russa, a convocare il referendum a "sostegno della riunificazione con la Russia".

Di fatto solo la minoranza musulmana dei tatari, il 12% della popolazione, si oppone all'annessione memore delle deportazioni e delle discriminazioni dell'epoca staliniana.

Le conseguenze - Dal punto di vista pratico, l'annessione alla Russia non è automatica, dovendo il parlamento di Mosca avviare una serie di procedure formali che possono richiedere anche un anno affinché giungano a conclusione.

Le nazioni occidentali, Stati Uniti in testa, hanno definito nullo il valore della consultazione, in quanto convocata da un Parlamento non legittimato a farlo e minacciano sanzioni economiche e non solo per la Russia, al

partire dal prossimo G8 che si dovrebbe tenere proprio in Russia, a Sochi.

A questo proposito, fonti diplomatiche riferiscono della possibile esclusione di Mosca dal club dei grandi, con conseguente spostamento della riunione, che a questo punto diverrebbe un G7 a Londra.

Con l'istituzione di una Repubblica Autonoma Russa all'interno del territorio ucraino, Putin potrà ora far pendere sul capo dei governanti di Kiev, chiamati nei prossimi giorni a firmare l'osteggiato ingresso in Europa, la spada di Damocle della minaccia militare.

Venti di guerra soffiano sull'Europa, riportando le lancette della storia in piena guerra fredda. Questa volta è una questione di gas.