In Brasile ilcalcio è una delle passioni più grandi e più diffuse. La nazionale brasiliana è quella che ha vinto più coppe del mondo nella storia, davanti all'Italia, seconda nella classifica delle nazionali più titolate a livello di mondiali vinti, e certamente i brasiliani sono tra le popolazioni che più sentono la competizione calcistica più importante in assoluto. Solitamente quindi il Brasile e i brasiliani accolgono l'arrivo di un Mondiale come una festa, un'occasione per celebrare una sorta di secondo carnevale e colorare le strade dei colori verde oro della maglia della nazionale di calcio.
Questa volta però è diverso. I Mondiali questa volta sono in casa, e perciò, il Paese si trova a dovere fare i conti direttamente con l'organizzazione di un evento del genere e le sue spese, considerate evidentemente eccessive, in un Paese che è sì in via di sviluppo, ma che presenta ancora consistenti sacche di miseria e povertà, soprattutto in parecchie aree urbane. Come riferisce Internazionale, perciò, a meno di un mese dall'inizio dei campionati mondiali non si placano le proteste in Brasile circa le spese sostenute dal governo per l'evento sportivo.
Non basta quindi l'universale amore per il calcio del Paese sudamericano. In un periodo di crisi come quello attuale, i brasiliani invece scendono per strada e protestano violentemente.
Come riporta ancora Internazionale, il 15 maggio varie proteste si sono tenute in varie città del Paese, interessate dai Mondiali e dalla costruzione di strutture in vista di tale evento. Migliaia di persone hanno manifestato in almeno 12 città del Brasile. I manifestanti accusano le autorità di avere sprecato miliardi di dollari per la costruzione di stadi e strutture sportive, al posto di investire dove ci sarebbe maggior bisogno da tempo: nel sociale e in progetti abitativi.
Le proteste maggiori sono state nelle città di Rio de Janeiro e Sao Paolo, mentre a Recife erano addirittura i poliziotti a protestare, chiedendo stipendi più alti e migliori condizioni di lavoro. I cortei hanno bloccato le strade e non sono mancati gli scontri con le forze dell'ordine. Pare insomma che, questa volta, i brasiliani non abbiano solo bisogno di calcio, ma di essere ascoltati e considerati dal proprio governo.