E così in India le tanto attese elezioni politiche si sonofinalmente svolte. In Italia hanno suscitato interesse, ovviamente, per l’ormaistranota questione dei due Marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, iquali sono stati arrestati in India il 18 febbraio 2012 con l'accusa di averucciso, durante l'operazione di sicurezza della nave Enrica Lexie, duepescatori della zona.
Il loro processo, dopo oltre due anni, non si è ancorarealmente celebrato e nel frattempo sono cambiati già tre volte i nostriMinistri degli esteri e della Difesa. Tutti, appena nominati, con la buona intenzionedi farli rincasare.
Ma nei fatti si sono dovuti scontrare con una realtà benpiù complessa dei loro buoni propositi elettorali.
Per loro si è anche paventato per alcune settimane ilrischio di applicazione del Sua Act, la legge antiterrorismo indiana cheprevede perfino la pena di morte. Poi il rischio è fortunatamente rientrato.
Tornando alle elezioni indiane, benché i candidati fosserosei, i due a contendersi realmente la poltrona di Premier sono stati NarendaModi, 63 anni, leader del partito conservatore indù, Bharatiya Janata Party(BJP), e Rahul Gandhi, 43 anni, figlio di Sonia Gandhi, "l'italiana",come viene chiamata dagli indiani.
Entrambi non hanno avuto parole benevoli nei confronti deidue militari italiani, anche perché, essendo in piena campagna elettorale, nonpotevano mostrarsi “molli” all’opinione pubblica indiana sulla questione.
Ma avincere è stato il più duro dei due, Modi, che ha guidato la coalizione dicentrodestra National Democratic Alliance (NDA).
Durante le sue arringhe elettorali, Modi non ha fatto maimistero di essere favorevole al "trattamento severo" di Girone eLatorre, accusando perfino la Gandhi di favorire i suoi ex connazionali.Insomma, i nostri militari si sono trovati loro malgrado oggetto della lorocampagna elettorale e stando alle promesse del leader conservatore,difficilmente vedranno evolvere in positivo la propria posizione nel brevetempo.