Un ginecologo è stato condannato amantenere il figlio non voluto di una giovane coppia che si erarivolta a lui per evitare proprio una Gravidanza. Ecco i fatti: una coppia sireca dal ginecologo di fiducia dicendo di non poter affrontare unagravidanza a causa dei problemi familiari (lui colpito da ipoplasia midollare) ed economici (perdita dell'occupazione). Chiede un anticoncezionale anche perché le convinzioni religiose impediscono di pensare eventualmente ad unaborto.

Il ginecologo prescrive unanticoncezionale transdermico, ovveroun cerotto.

Dopo unpo' la sorpresa: la donna è incinta! Sconcerto per la coppia che si rivolge all'ASL, qui viene detto loro che quel tipo di cerottonon è un anticoncezionale, ma una terapia ormonaleprescritta solitamente alle donne in menopausa. Il bimbo nasce il 2 agosto del 2009, ma nonostante il lieto evento, la coppia convivente, con precedenti figli da altre relazioni, esercita un'azione giudiziaria per errore medico. Ilginecologo si difende dicendo che la donna si era recata dalui chiedendo un anticoncezionale alternativo allapillola, lamentando delle irregolarità mestruali enon specificando di non volere un figlio.

Il tribunale di Milano, sez I civile (giudice Anna Cattaneo) ha emesso la sentenza il 10 marzo del 2014, ha condannato il medico al mantenimento in misura di 400 euro mensiliper 20 anni e qui è doverosa la citazione della sentenza perché asua volta clamorosa "dovendosi escludere che frequenteràl'università viste le attività lavorative dei genitori ed illivello economico della famiglia".

Sarebbe stato forse più opportuno motivare dicendo che a 20 anni, se ancheavesse voluto frequentare l'università, avrebbe comunque potutotrovare modi per collaborare al pagamento degli studi e la sentenzaevidentemente dimentica anche principi costituzionali importanti comel'articolo 34 della Costituzione italiana.

I 400euro devono essere corrisposti perché la famiglia aveva findall'inizio detto che alla base della scelta di non affrontare una gravidanza vierano proprio le condizioni economiche, inoltre, il medico era a conoscenza delle condizioni di salute precarie dell'uomo.

L'assegno deveessere corrisposto ad entrambi i genitori, perché è stata leso ancheil suo diritto di scegliere se essere o meno padre.

Ritornandoalla motivazione della sentenza, il giudice ha statuito che il medico ha, oltread un obbligo contrattuale nei confronti di chi si rivolge a lui perprestazioni specifiche, undovere di protezione nei confronti dei pazienti che a lui sirivolgono.

Èstato leso il diritto della donna di scegliere se affrontare o meno la maternità, visto che la gravidanza può essere sicuramente una direttaconseguenza dell'errata prescrizione dell'anticoncezionale. L'erroreha comportato anche la lesione di diritti costituzionalmentegarantiti.

Non èla prima volta che accadono fatti simili, già nel 2002 il tribunaledi Venezia aveva condannato un ginecologo di Mestre a risarcire unadonna, in quel caso oltre al mantenimento di 105.000 euro, anche unrisarcimento danno alla donna dioltre 90.000 euro. Piùnumerose le condanne a medici che durante la gravidanza non eranostati in grado di diagnosticare patologie del feto e quindi di porrele donna nella condizione di scegliere liberamente.

La sentenzadimostra come sempre più spesso la gravidanza e tutto ciò che ruotaintorno alla libertà di scelta della donna sia sempre in equilibrioprecario e richieda un intervento dei giudici perripristinare il diritto di scegliere, come con la legge 40 del 2004.