Mentre si riscalda la campagna elettorale per le elezioni europee, vecchi temi tornano alla ribalta: l'uso ed abuso del corpo femminile.
Nulla è come sembra, tutto può essere rigirato, osservato da mille angolazioni: la verità non è facilmente visibile ad occhio nudo. Finora l'oggettivazione e mercificazione (vera o presunta) del corpo femminile è stata vista esclusivamente come un problema femminile, un ostacolo all'emancipazione e alla conquista di spazi pubblici meritati. Non sempre è però esattamente così. Il punto di partenza è la foto in bikini di Paola Bacchiddu, responsabile comunicazione della lista Tsipras per le elezioni europee e candidata nella circoscrizione sud.
Non la foto in sé ha destato scalpore, ma la frase che l'accompagnava in cui la protagonista diceva di essere disposta a tutto pur di attirare l'attenzione sulla lista Tsipras che fino a quel momento è riuscita a ritagliare uno spazio dello 0,02% di presenza nei mass media.
Ovvia è stata la reazione in Italia, si è parlato di bigottismo da una parte, dall'altra si è parlato di mercificazione del corpo, gesto estremo, eroico o ironico. Diplomatica la reazione di Lorella Zanardo candidata nella Lista Tsipras che della lotta alla mercificazione del corpo femminile, del suo svilimento e al gender gap ha fatto la sua principale occupazione. Tutte le reazioni hanno però come fulcro la condizione della donna, come se fosse solo una questione femminile.
Ma non si può realmente credere che il gesto non riguardi il mondo maschile che ne parla, o resta a guardare, sempre come se stesse parlando di altro, di qualcosa di estraneo a sé.
Restiamo nell'ambito della lista Tsipras: è fatta di uomini e donne, alcuni più in vista, altri meno, ma non solo candidate e candidati, anche la base fatta di uomini e donne che lavorano da mesi e spendono energie e risorse quotidiane tra incontri, volantinaggio, raccolta fondi per autofinanziamento, idee messe in gioco.
Ora, questi uomini pensano davvero che se Paola Bacchiddu pubblica su Facebook e Twitter una foto in bikini facendo emergere una verità oggettiva (una donna per attirare attenzione deve "esporsi" in tutto e per tutto) non li riguardi? Dove finisce il loro lavoro, dove finiscono le loro idee? Non vengono per caso sminuite?
E come si sentono a sapere che la loro lista, per attirare attenzione, deve abbassarsi a questi livelli, usare il corpo delle "compagne" per ottenere visibilità e voti, mettendo in discussione anche le loro abilità, le capacità e vanificando il loro lavoro?
Hanno perso i mass media che non hanno dato prima visibilità, hanno perso i social (ma i social siamo noi) che hanno acceso i riflettori solo ora sulla Lista Tsipras, hanno perso molte donne. Hanno perso gli uomini, tutti. Hanno perso perché viviamo evidentemente in una società ancora maschilista e una qualche colpa ce l'hanno anche loro, hanno perso gli uomini che danno attenzione ad una lista per una foto in bikini, hanno perso i giornalisti, gli uomini della lista e che sostengono la lista perché devono ammettere che questo stupido escamotage è stato più incisivo di idee e progetti.
E' un problema delle donne la mercificazione, ma è un problema anche degli uomini e non perché le donne abbiano questo "handicap", ma perché di fronte a tale "handicap" anche loro sono inermi e perdono valore, scompaiono. Non viene vanificato solo il lavoro e l'impegno delle donne, non è una resa solo per le donne, viene vanificato anche l'impegno degli uomini, deve essere abbastanza frustrante, abbastanza da reagire almeno.