Dopo quasi due anni ed un'impresa titanica il relitto della nave Concordia dell'armatore Costa è stata rimessa in galleggiamento ed ha lasciato l'isola del Giglio tra l'emozione generale. Mercoledì 23 luglio il transatlantico ferito è tornato a navigare, anche se non autonomamente, ma grazie al supporto di due rimorchiatori e scortato da 14 navi di appoggio per evitare inquinamento ambientale. La nave si è poi diretta verso le coste liguri nei cantieri di Genova, dove, dopo quattro giorni di navigazione, arrivo previsto domenica mattina, sarà demolita.

All'altezza della Corsica il suo tragitto sarà controllato anche da una nave militare francese con a bordo il ministro per l'ambiente.

L'immagine in sé avrebbe qualcosa di poetico, un relitto che si credeva perso rinasce dalle sue ceneri e torna a navigare, romantico se non ci fossero stati 32 morti durante il naufragio occorso la sera del 13 gennaio 2012, di cui uno ancora manca all'appello forse per sempre. Non si può, però, negare che quando la nave ferita si è messa in moto ha suscitato una grande emozione. Di certo di questo naufragio, il più grave nelle nostre acque, resteranno le morti, ma anche l'impresa compiuta dal team guidato dalla americana Titan Salvage e l'italiana Micoperi.

A tutte le persone che hanno lavorato a questo progetto deve andare il nostro plauso. Loro stesse ne sono giustamente fiere, perché il lavoro da loro svolto sotto il comando del sudafricano Nick Sloane passerà alla storia, non essendo mai stato tentato prima e paragonato allo sbarco sulla Luna per le difficoltà incontrate.

Queste persone, di cui è giusto riconoscere i meriti, hanno riportato dritta una nave spiaggiata come una balena ormai agonizzante.

L'hanno riportata in galleggiamento ed addirittura in grado di navigare. Hanno fatto tutto il possibile per evitare il versamento di sostanze nocive che potessero inquinare le acque e gli splendidi fondali dell'arcipelago del Giglio, ma hanno fatto di più. Hanno dato speranza a chi colpito troppe volte stenta a rialzarsi.

In questo periodo di crisi, infatti, dove non sembra vedersi la luce in fondo al tunnel e la gente fatica a sbarcare il lunario, vedere che con il lavoro soprattutto di italiani e l'unione di intenti si riesca a fare anche l'impossibile è una bella iniezione di fiducia, che ci voleva, dopo tante delusioni.

Certo, non c'è niente di poetico e romantico nel naufragio di una nave da crociera, dove hanno perso la vita tante persone. Nulla in un processo ancora in corso dove si rimpallano le responsabilità senza che ci si assuma le proprie responsabilità.

Rivedere la Costa Concordia, però, riemergere lentamente dalle acque, dritta e fiera tornare a solcare il mare è il primo passo per sperare in un domani migliore. Non importa se alla fine sarà demolita laddove fu varata il 7 dicembre 2012, né che a guidarla non siano i suoi potenti motori. L'importante è credere che anche da un fatto così negativo possa nascere qualcosa di positivo e che all'uomo nulla sia precluso se solo lo si compie con onestà e professionalità. Sì, è una visione poetica e romantica, di cui l'Italia ne aveva bisogno.