Un ennesimo barcone carico di migranti stipati l'uno contro l'altro e in condizioni disperate è arrivato all'alba, intorno alle 5:30 del mattino del 18 luglio, all'isola di Lampedusa. All'interno del natante si trovavano circa 350 immigrati di diversa provenienza tra somali, eritrei e siriani: tra questi, c'erano più di cento donne e una trentina di bambini. La nave ha eluso i controlli relativi all'operazione "Mare Nostrum" ed è attraccata presso il molo commerciale dell'isola in provincia di Agrigento.
I migranti sono stati accolti e posti in salvo da militari dell'esercito impegnati nell'operazione "Strade Sicure", insieme a due mediatori culturali il cui ruolo in questi casi risulta spesso indispensabile. Queste persone, infatti, sono molto importanti perché si occupano dell'organizzazione dei Centri di Accoglienza e di Primo Soccorso, e in molte occasioni evitano che situazioni già d'emergenza come l'approdo di migranti in condizioni delicate di salute e igieniche, possano degenerare in episodi pericolosi per l'incolumità sia degli immigrati sia degli abitanti dell'isola che riceve costantemente queste persone disperate.
I militari che si trovano a Lampedusa fanno parte del raggruppamento "Strade Sicure" per la Sicilia occidentale, guidato dal colonnello Marco Buscemi. L'attività svolta dalle forze armate italiane sull'isola siciliana conferma la grande capacità dei nostri militari di svolgere diverse funzioni, garantendo in casi limite come quello che riguarda gli immigrati, la sicurezza e l'ordine nelle aree interessate e limitrofe.
Si attendono reazioni da parte del mondo politico e delle istituzioni a questo nuovo sbarco di migranti che conferma come quest'emergenza non possa essere gestita più soltanto dall'Italia, ma ci sia bisogno di un impegno comune da parte dei Paesi europei per risolvere e organizzare al meglio il triste e complicato fenomeno dell'immigrazione clandestina. Questi barconi, infatti, spesso vengono fatti naufragare o giungono a destinazione in avaria e con morti e persone ammalate a bordo, e l'Italia si vede necessariamente costretta (da sola) ad occuparsi dell'accoglienza e della sistemazione di tutte queste persone disperate che fuggono da Paesi martoriati da conflitti interni e dalla miseria.