Dopo il caso dell'infermiera spagnola contagiata dal virus Ebola, crescono in Europa e in tutto il mondo gli allarmi per casi che cominciano a diventare più che sospetti. Sembra così trovare conferma l'allarme lanciato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dalle massime autorità sanitarie degli Stati Uniti che hanno definito l'epidemia in corso la più grave mai registrata dai tempi dell'Aids.

Allarme a Parigi

L'ultimo caso fuori dall'Africa si registra a Parigi, dove un intero edificio con sessanta abitanti, nella zona periferica di Cergy-Pontoise è stato transennato e isolato a scopo precauzionale, dopo che una donna originaria della Guinea, di ritorno dal suo paese, ha evidenziato sintomi sospetti.

Dopo una prima rassicurazione da parte della prefettura parigina, si è saputo che il caso da "sospetto" è diventato "probabile", con la donna ricoverata in isolamento all'ospedale di Bichat, in attesa dei risultati degli esami inviati all'Istituto Pasteur di Lione.

Lo scenario internazionale

Oltre al caso di Parigi, si moltiplicano in tutta Europa, e non solo, i casi sospetti. Questo il quadro degli allarmi in corso:

  • Spagna. Per quanto riguarda il caso di Maria Teresa Romero, l'infermiera in quarantena a Madrid, le autorità spagnole hanno fatto sapere che le sue condizioni sono "stabili nella sua gravità" e che nello stesso ospedale sono ricoverati in osservazione 13 tra le 52 persone che sono entrate in contatto con la paziente.
  • Irlanda. L'opinione pubblica era da giorni in apprensione per l'annunciato arrivo di un cargo dalla Sierra Leone, uno dei paesi maggiormente colpiti dall'epidemia. Al suo arrivo a Dublino, le autorità hanno preteso una certificazione sanitaria prima di dare l'autorizzazione all'attracco.
  • Cipro. Nel reparto infettivo della capitale Nicosia, è ricoverato in quarantena un giovane di 26 anni originario del Togo che ha manifestato i sintomi tipici dell'Ebola.
  • Macedonia. Dopo la notizia della morte di un cittadino britannico per "sospetta Ebola", il governo di Londra ha rafforzato i controlli negli aeroporti e alle stazioni di Eurostar, il treno veloce che attraversa il tunnel della Manica, dove i passeggeri provenienti dall'Africa Occidentale sono fermati e sottoposti a controlli sanitari.
  • Repubblica Ceca. In un ospedale di Praga è ricoverato in isolamento un uomo di 56 anni che, al ritorno da un viaggio in Liberia, presentava sintomi del virus. Le analisi sono state inviate ad un laboratorio di Berlino.
  • Brasile. Primo caso definito "probabile" anche in Brasile, dove nello stato meridionale di Paranà, è stato ricoverato un uomo proveniente dalla Guinea.

La situazione in Italia

In Italia, finora, solo qualche allarme, rapidamente rientrato, come l'ultimo caso relativo al medico di Emergency ricoverato all'ospedale Spallanzani di Roma.

L'uomo era di ritorno dalla Sierra Leone, dove era stato in contatto con un collega ugandese che aveva contratto il virus e che attualmente è ricoverato in Germania. Fortunatamente, dopo cinque giorni di analisi, si è potuto accertare che i sintomi che mostrava sono riconducibili alla malaria. Appare ormai evidente che il virus ha sfondato le barriere protettive con cui l'occidente sperava di contenerlo e che la mobilitazione, come dichiarato da responsabili delle Nazioni Unite, devono essere almeno venti volte superiore a quella messa in atto finora. Dopo quasi 4.000 morti, la parte ricca del mondo comincia a rendersi conto che l'epidemia riguarda anche loro.