A distanza di pochi anni dall'ultima alluvione che sconvolse il capoluogo ligure stiamo assistendo in queste ore ad una nuova devastante situazione: Genova è una citta sommersa da acqua, fango, detriti, ancora una volta messa in ginocchio da un evento meteorologico di forte violenza che con una differente salvaguardia e manutenzione del territorio non avrebbe di certo provocato lo scenario apocalittico che ne è invece risultato. Il problema di Genova nasce molti anni fa, dal dopoguerra, quando risultò necessario ricostruire quel che era andato distrutto aggiungendo nuove costruzioni che avrebbero ospitato i lavoratori.

Un territorio con una sua particolare individualità, un lembo di terra tra mare e monti, su cui fu edificato in modo disordinato ed eccessivo, andando a riempire col cemento punti strategici di confluenza delle acque che dalle zone più in alto effettuano il loro naturale corso verso la foce. È questa una realtà cittadina a cui non si è mai prestato attenzione e che negli ultimi tempi sta causando perdite di vite umane e danni ingenti alle strutture, suscitando proteste, animando un sentimento di ribellione e sconforto. Andare ad individuare nuovamente le colpe di questa tragedia diventa quasi un dovere inutile su cui fondare il proprio rammarico di cittadini abbandonati, una mancata allerta che se fosse stata data per tempo avrebbe potuto permettere di prepararsi, un'allerta che non è stata emessa perchè il modello usato per le previsioni non ha individuato gli estremi per una imminente catastrofe.

Tutto ciò a giochi fatti, poi c'è il piano di risanamento urbano, argomento molto masticato dopo la precedente alluvione, quando l'allora sindaco Marta Vincenzi fu accusata di responsabilità che appaiono oggi come una realtà riproposta.

La zona di Sampierdarena, una tra le aree discretamente funzionali a confronto con altri punti della città, è risultata anch'essa allagata, Piazza Montano trasfromata in un lago, Via Cantore, Via Buranello e le vie ad esse perpendicolari trasformate in una serie di fiumi impercorribili.

Molto più allarmante ciò che si è invece riproposto nel quartiere di Marassi, dove il Fereggiano è tornato di nuovo a fare enorme paura, ed anche la parte del ponente, da Certosa a Bolzaneto, parti della città attraversate anch'esse da torrenti e corsi d'acqua provenienti dal settore occidentale. La situazione d'allerta 2 è stata oggi prolungata alle 24 di lunedì, un segnale che non tranquillizza i genovesi e che li invita a prestare massima attenzione, ad uscire dalle proprie abitazioni solo in caso di imminente necessità.

Superata questa nuova apocalisse alla popolazione resterà l'attesa di una nuova catastrofe, nella speranza che nel frattempo venga ricostruito ciò che non andava neppure edificato nel modo in cui è stato costruito.