Sono ore caldissime in Burkina Faso, stato africano un tempo conosciuto come Alto Volta, dove da due giorni, nella capitale Ouagadougou, si sono scatenati violentissimi scontri causati dalle intenzioni del presidente Blaise Compaoré, che aveva annunciato un emendamento alla Costituzione che gli avrebbe garantito la possibilità di governare per altri tre mandati, ossia per altri quindici anni. Per la cronaca, Compaoré è in carica dal 1987, dopo un colpo di stato e dopo l'omicidio, ancora avvolto nel mistero, di Thomas Sankara, vero e proprio eroe nazionale e primo presidente nella storia del paese, celebre per i suoi discorsi contro la povertà: già in passato Compaoré aveva modificato le leggi per poter continuare a governare.
La notizia di oggi è che il presidente ha deciso di desistere e di ritirare l'emendamento che ha scatenato le feroci proteste della popolazione, che aveva dato alle fiamme l'edificio del parlamento, dove migliaia di persone avevano dato fuoco a documenti e rubato attrezzature e preso letteralmente d'assalto i palazzi di tv e radio di stato; nella seconda città del Burkina Faso, Bobo-Dioulasso, sono anche state abbattute statue di Compaoré. La situazione si sta evolvendo sempre di più in maniera tale da far pensare ad un colpo di stato: il fratello del presidente è stato arrestato mentre cercava di fuggire dal paese e si sono diffuse voci secondo le quali l'esercito sarebbe sul punto di rovesciare Compaoré; allo stato attuale, la situazione è molto confusa.
Quel che è certo è che questi giorni di protesta in Burkina Faso vengono definiti da più parti come una delle più importanti rivoluzioni africane; c'è anche chi parla di Primavera nera, facendo il verso alla Primavera araba che aveva caratterizzato il 2011. In effetti la situazione politica del Burkina Faso è comune a quella di altri paesi vicini, come Uganda, Angola o Gabon, giusto per fare alcuni esempi, dove ci sono presidenti in carica da moltissimo tempo che non disdegnano lo strumento delle modifiche costituzionali per prolungare il periodo di dominio; non è dunque da escludere un "effetto contagio".
Assisteremo agli sviluppi della situazione di questa rivoluzione 2.0 del Burkina Faso, come è stata ribattezzata da varie fonti giornalistiche internazionali, per l'alto impatto che stanno avendo sui social network: chi volesse seguire praticamente in diretta l'evolversi della situazione, sappia che su Twitter l'hashtag di riferimento è #Iwili, dal nome di un tipico vestito del Burkina Faso.