Due giovani ventenni sono state protagoniste di un episodio sicuramente per loro molto spiacevole. Il fatto è accaduto nel pavese, precisamente a Voghera, dove le due ragazze si sono viste negare l'accesso al reparto di ginecologia dell'ospedale da parte dell'infermiera di turno. Le giovani, colte dal panico dopo un rapporto sessuale non protetto, si sono recate al locale pronto soccorso per farsi prescrivere la pillola del giorno dopo. Al timore di una possibile gravidanza indesiderata si è tuttavia aggiunta l'impossibilità di accedere al farmaco: entrambe sono state respinte dalla medesima infermiera di turno, sempre di notte, la quale, anzichè limitarsi a classificare le priorità, si è appellata al suo codice etico personale negando, di fatto, un diritto alle ragazze.

Il comportamento dell'infermiera in questione è ora al vaglio della dirigenza sanitaria che ha aperto una inchiesta. Dal canto suo, l'infermiera, una giovane, assicura: "Non le ho assolutamente minacciate, ma solo cercato di convincerle a rinunciare e a salvare così vite umane". E ha anche aggiunto, come riferisce l'agenzia Ansa: "L'ho fatto per motivi di coscienza, non religiosi".

Le due giovanni, quindi, hanno visto svanire la loro speranza di potersi rivolgere alla struttura in grado di fornire il farmaco necessario. Non hanno potuto far altro che andare via di fronte al rifiuto di essere accolte e aiutate, per la mortificazione oppure solo per non incorrere in una lunga e infruttuosa discussione di carattere etico di fronte agli altri pazienti in attesa nel pronto soccorso.

Probabilmente, si sono rivolte al loro medico il giorno successivo. Eppure, non hanno mancato di sottoporre la questione, assai spinosa, alla dirigenza sanitaria e all'azienda ospedaliera. Sembra che i primi a rimproverare l'eccesso di coscienza della zelante infermiera siano stati la caposala e il medico di turno in quelle due notti.

Ma la donna, sotto inchiesta, è convinta di aver agito in ogni caso per il meglio, sostenendo: "Anche noi infermieri abbiamo un codice etico e il dovere di dialogare se lo riteniamo opportuno".

Ma, stando alla scienza, il discorso di coscienza dell'infermiera, sembra non reggere più di tanto. La pillola del giorno dopo, infatti, è un farmaco a base di Levonogestrel, in vendita nelle farmacie italiane dalla fine di ottobre del 2000 e non è, al contrario di quanto si potrebbe pensare, un farmaco abortivo.

Lo scorso febbraio, infatti, l'Agenzia del Farmaco ha aggiornato la sua scheda tecnica, cancellando la precedente dicitura 'il farmaco potrebbe anche impedire l'impianto' con la più corretta 'inibisce o ritarda l'ovulazione'. Il corretto utilizzo prevede che la pillola sia assunta il prima possibile, comunque entro le prime 72 ore dal rapporto sessuale non protetto, tanto che spesso i ginecologi sostengono che, pur essendo preferibile consumare rapporti protetti, sia meglio per le adolescenti avere questo farmaco in borsetta. La pillola del giorno dopo, quindi, può essere considerata a tutti gli effetti un contraccetivo d'emergenza. Neppure tanto abusato, se se considera che pochi mesi fa l'azienza produttrice leader ha comunicato che negli ultimi quattro anni si è verificata una flessione nelle vendite di almeno il quattro per cento.