Continuano le indagini sul giallo legato a Roberta Ragusa, donna di Gello scomparsa nel nulla. Le novità riguardano Antonio Logli, il marito della Ragusa che fin dall'inizio è stato tra le persone sospettate. L'uomo non è più indagato ma imputato formalmente per l'accusa di omicidio volontario e occultamento del cadavere. Accuse quindi molto pesanti, ma dove sono le prove a sostegno delle tesi degli inquirenti?

E' stato il dr. Ugo Adinolfi - Procuratore capo - a firmare la richiesta, che porta quindi al rinvio a giudizio. A questo punto c'è da fissare la data dell'udienza preliminare.

In tale occasione si deciderà se rinviarlo a giudizio oppure se archiviare l'istanza.



Di Roberta Ragusa si persero le tracce il 14 gennaio 2012 e il caso non è stato ancora risolto. La donna, considerata in paese molto bella, lavorava con profitto in un'Autoscuola. Sappiamo che Antonio Logli aveva una relazione extraconiugale con l'ex babysitter di casa, si tratta di Sara Calzolaio. Una relazione non basta però a spiegare una sparizione o addirittura l'omicidio ipotizzato dai giudici che seguono l'inchiesta.La strategia difensiva di Antonio Logli si basa sul silenzio. A un certo punto ha smesso di parlare, con giudici e cronisti. La legge glielo consente. La strategia è ovviamente quella di aspettare le prove senza correre il rischio di dire cose a sproposito.

Vedremo in seguito su quali elementi intende basarsi l'accusa.



Antonio Logli è un elettricista di professione e lavora per la ditta Geste. Il giorno della scomparsa di Roberta Ragusa, pur essendo in ferie, stranamente raggiunse il posto di lavoro. Non si è mai capito il perché.La notte prima si pensa che l'uomo abbia discusso animatamente con la moglie ed essendo in questa storia presente la figura di un'amante viene da pensare che il motivo del contendere possa essere appunto questo.Roberta Ragusa sarebbe uscita in pigiama di casa dopo la mezzanotte.

Se era davvero in pigiama è chiaro che si è trattato di un gesto istintivo, dettato da un momento di rabbia. Percorre via dei Gigli a Gello. Il marito Antonio Logli l'avrebbe obbligata a salire sulla sua auto. La macchina è una Citroen C3. A questo punto entra in scena il testimone Gozi che afferma di avere sentito le grida di una donna e un tonfo sordo come se avesse picchiato il capo contro qualcosa all'interno della macchina.





Il dubbio è quindi che Logli non volesse uccidere intenzionalmente la donna ma che questo evento sia stato di carattere preterintenzionale, senza cioè una volontà lucida di uccidere o, peggio, una premeditazione. Vedremo in seguito come si svilupperà il processo. Le indagini intanto proseguono.