Le prime analisi effettuate sul corpo del pm esperto di terrorismo internazionale Natalio Alberto Nisman, trovato morto domenica sera nel suo appartamento a Buenos Aires, escludono la presenza di polvere da sparo. Il responsabile dell'inchiesta, Viviana Fein, però, non si sbilancia. Avverte che potrebbe trattarsi di un falso negativo, un problema tecnico dovuto al piccolo calibro della pistola (una .22), che, inoltre, da quanto sta emergendo in queste ore, pare non fosse di proprietà del procuratore, che pure ne aveva due regolarmente registrate, ma un prestito da parte di un amico informatico.

Il corpo dell'uomo, scoperto dalla madre, si trovava in bagno, precisamente nella vasca, con accanto l'arma: il colpo sparato ha raggiunto la nuca. L'ipotesi fin dalla prima ora, dato che la porta di casa era chiusa dall'interno e che i risultati preliminari dell'autopsia hanno escluso l'intervento di terze persone, è che si sia trattato di suicidio. Ma restano aperte tutte le possibilità, anche se la pista che sta raccogliendo più consensi, almeno mediaticamente, pare essere quella del suicidio indotto: Nisman non sarebbe stato materialmente ucciso da qualcun altro, ma comunque spinto a togliersi la vita. Il pomeriggio del 19, quindi qualche ora dopo il ritrovamento del cadavere, il pm si sarebbe dovuto recare al congresso per deporre le accuse a carico della 'presidenta' Cristina Kirchner, che un dossier di 300 pagine raccolto dal magistrato inchioderebbe come responsabile di aver insabbiato le indagini sull'attentato del 1994 all'AMIA (un centro mutualistico ebraico), attentato in cui persero la vita 85 persone, fabbricando una pista fittizia in modo da sollevare l'Iran da ogni sospetto: l'impunità sarebbe stata barattata con un prezzo di favore per l'acquisto del petrolio. 

Nisman, conscio della gravità delle sue accuse, sapeva di essere una figura 'scomoda': pare che, cinque giorni prima della sua tragica morte, avesse confidato di temere per la sua vita e del resto già in passato aveva ricevuto delle intimidazioni anche da parte dell'Iran.

 Lo scorso 9 gennaio, dall'aeroporto di Madrid, poco prima d'imbarcarsi sull'aereo che l'avrebbe portato in Andorra, dove contava di festeggiare il compleanno di una delle due figlie, ha telefonato all'ex moglie, pregandola di raggiungere il prima possibile la ragazzina, perché lui sarebbe dovuto ripartire per l'Argentina. Un cambio di programmi improvviso, un episodio che aggiunge un ulteriore elemento di mistero ad una vicenda piena di ombre.