Ecco una storia allucinante, una storia di ordinaria follia quotidiana, di quelle in cui la realtà sembra superare la fantasia: l'incredibile vicenda di cronaca che ha visto in questi giorni la morte di una donna di mezza età di nome Laura Carla Lodola, residente a Pavia, giunta all'ospedale San Matteo in condizioni disperate, con un peso di circa 20 kg (secondo alcune fonti 15 kg). La donna è morta in quanto non è stato possibile fare nulla per salvarla.

Responsabile delle sue condizioni sembra essere il coniuge (60enne) Antonio Calandrini che dovrà inevitabilmente difendersi dall'accusa di abbandono di persona incapace. I medici che si sono trovati a gestire questa emergenza erano allibiti e increduli, la compromissione dei principali organi era totale, e derivava dalla mancanza di un nutrimento.

Ci si domanda come si alimentasse la donna che, pare di capire, assumeva solo liquidi.

Gli inquirenti stanno cercando di mettere bene a fuoco la figura del marito, residente con la moglie in un appartamento di via Tasso. E' stato proprio lui a chiamare gli uomini del 118 come se nulla fosse. I due vivevano in affitto e in passato si erano fatti notare per le loro vivaci discussioni che denotavano un rapporto di coppia non facile. Nessuno avrebbe però potuto immaginare che a un certo punto la malcapitata fosse entrata in un tunnel degno di un film dell'orrore: basti pensare che Laura Carla Lodola  non è mai stata accompagnata in un pronto soccorso nonostante le sue condizioni di vita fossero inumane, e avrebbero dovuto suscitare sentimenti di pena e compassione in qualsiasi persona, a cominciare dal coniuge.

L'uomo - ricordiamo il suo nome: Antonio Calandrini, sessantenne - fornisce spiegazioni inverosimili sull'accaduto al punto che è lecito dubitare della sua salute psichica. Si limita a dire che sua moglie un giorno si fece male a una caviglia e prese dunque l'abitudine di rimanere molto a letto (come se questo potesse giustificare il fatto che non assumeva cibo).

L'uomo lavorava come custode e dunque non si può nemmeno parlare di una persona che viveva stabilmente ai margini della società.

Restano da valutare e approfondire anche le condizioni dei fratelli di Laura Carla Lodola che avrebbero dovuto interessarsi maggiormente alla sorte della loro parente. Nella società-villaggio globale del 2015 ci sono ancora persone che possono vivere in un simile degrado, nell'indifferenza altrui.

Saranno a questo punto psichiatri e criminologi a doverci spiegare com'è possibile che un marito mostri una insensibilità così elevata verso la propria consorte.