A proposito dell'allerta Libia, il Washington Times riporta la notizia secondo cui Aref Ali Nayed, ambasciatore della Libia negli Emirati Arabi Uniti, durante un'intervista avrebbe dichiarato che c'è la possibilità che il gruppo terroristico dello Stato Islamico lanci un attacco contro l'Italia nel giro di settimane, non mesi.
Due modi per attaccare l'Italia
L'ambasciatore ha dichiarato che lo Stato Islamico potrebbe impiegare due modi per attaccare l'Italia. la prima modalità d'attacco consisterebbe nell'infiltrazione di terroristi utilizzando i barconi che trasportano libici privi di documenti. La seconda modalità prevede l'armamento di aerei civili e militari con esplosivi e armi chimiche.
Roma è a un'ora di volo dall'aeroporto controllato dall'ISIS a Sirte.
A queste due modalità aggiungiamo anche quella telematica della cyber jihad attualmente già in corso.
Conferma della validità della minaccia aerea
Le Agenzie di intelligence statunitensi a settembre hanno reso noto il fatto che le milizie islamiche in Libia hanno preso il controllo di circa una dozzina di aerei di line commerciali attualmente risultanti dispersi.
A fine agosto circolavano già rapporti dell'intelligence con avvisi a proposito del fatto che uno o più aerei potrebbe essere utilizzato in un attacco suicida regionale in coincidenza con l'anniversario dell'11 settembre.
Il recente attacco in Tunisia rivendicato dallo Stato Islamico dimostra che il gruppo è capace di condurre attacchi coordinati ed efficaci con estrema velocità e precisione dalla Libia.
"I loro attacchi sono in aumento sia nella frequenza che per la portata. Dobbiamo prendere le minacce contro l'Italia e tutto il Sud Europa in maniera molto seria" ha ribadito l'ambasciatore.
Tra le indiscrezioni, la quasi certezza che il gruppo terroristico sia parte di un continuum di islamisti sempre più radicali che devastano il paese nordafricano ricco di petrolio dopo Moammar Gheddafi.
La Libia rischia realmente di divenire un presidio ISIS e un bancomat per le operazioni dell'Isis in Siria e in Iraq. C'è una buona probabilità che la ricchezza petrolifera della Libia sia stata dirottata dagli islamisti per fornire ossigeno all'ISIS durante il regime islamista recente. Certamente non è stato utilizzato per rendere il nostro paese un posto migliore per i libici.