In occasione della marcia del M5S tenutasi ad Assisi per il reddito di cittadinanza, Beppe Grillo, tra le altre cose dette durante tutta la giornata, ha criticato Umberto Veronesi dicendo che fa troppe mammografie. Analogamente, ha sottolineato che è meglio non fare troppe mammografie.
Arrivano così gli auguri di Renzi su Facebook a tutte le mamme d'Italia. Insieme alla preghiera di "non ascoltare quei presunti politici che giocano a fare i medici perchè con i tumori non si scherza, non bisogna evitare la mammografia!" Il lettore attento accetterà facilmente l'idea di evidente fallimento della comunicazione, o addirittura di montato siparietto, facendo caso al fatto che Beppe Grillo ha detto di non fare troppe mammografie e non di non fare le mammografie.
Ben oltre che semplici parole, la differenza è sostanziale.
Sulla pagina web dell'associazione italiana per la ricerca sul cancro (airc), a proposito di mammografia, è detto che lo screening per il cancro del seno, secondo le indicazioni del Ministero della salute italiano, si rivolge alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e prevede l'esecuzione ogni due anni della mammografia. L'efficacia di un ampliamento della popolazione di screening alle donne tra i 45 e i 74 anni al momento è oggetto di studio ma i primi risultati sembrerebbero incoraggianti. La frequenza del controllo è quella di una ogni due anni o, in casi particolari, una l'anno.
Intanto Grillo cita, più che adirato, il libro "Sovradiagnosi" a ulteriore disambiguazione di quanto ha detto, ribadendo la fondamentale utilità della mammografia e invitando le donne a informarsi, perché a volte ci sono dei falsi negativi o dei falsi positivi che possono allarmare in modo errato.
Non si aspettava minimamente che una catastrofe mediatica di questo genere potesse nascere e abbattersi sulla marcia per il reddito di cittadinanza, spostando l'attenzione, addirittura attraverso l'evidente quanto indebita travisazione logica dell'enunciato "non bisogna fare troppe mammografie" in "non bisogna fare mammografie".
Sono queste le ragioni che porterebbero a vedere, a proposito della travisazione, un possibile fallimento della comunicazione o, nella peggiore delle ipotesi, un siparietto montato ad arte. Gli amanti del "ca nisciun è fess" hanno già optato per l'ipotesi del siparietto, magari montato al momento così, veramente ad arte, anche solo da parte del giornalista furbetto che ci prova a giocare di sensazionalismo per avere qualche visualizzazione in più. La vera tristezza, per l'Italia, è quando chi ci guida arriva ad impugnare strumenti del genere pur di infierire sul proprio concorrente, a scapito della verità oltre che della persona offesa.