La rabbia degli insegnanti sul Web in merito alla riforma della Buona Scuola non accenna a placarsi, anzi il vento che spirava la scorsa settimana in occasione dello sciopero del 5 maggio sta aumentando di intensità sino a trasformarsi in una vera e propria bufera. Vi abbiamo parlato, in precedenza, del 'zitti tutti' del ministro Maria Elena Boschi indirizzato ai sindacati, colpevoli di non poter mai essere capaci di far funzionare la scuola. Se da una parte, gli insegnanti non possono far altro che riconoscere come, in effetti, ci sia un barlume di verità dietro questa affermazione, dall'altra non possono accettare il fatto che il governo si ostini a non ascoltare la loro protesta.

Docenti contro ddl Renzi: il 'Flash Mob' sulla pagina Facebook del Presidente Matteo Renzi 

Secondo quanto riportato dai maggiori quotidiani nazionali quali 'Repubblica' e 'La Stampa', è partito, nelle ultime ore, un vero e proprio 'Flash Mob' degli insegnanti sulla pagina Facebook intestata al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, attraverso il quale i docenti stanno sfogando la propria rabbia nei confronti di una riforma inaccettabile
Lo slogan che si continua a ripetere in tutti i commenti lasciati dagli insegnanti è il seguente: 'Non voterò mai più Pd perchè sono indignato dal ddl La Buona Scuola', una sorta di 'dichiarazione elettorale pubblica' contro il Partito Democratico.  

Nuova mobilitazione sulla pagina Facebook del Partito Democratico 

Lasciando da parte gli insulti (decisamente poco opportuni...) dettati dalla rabbia e dalla stessa indignazione, il coro unanime è quello di boicottare in massa il voto a Matteo Renzi, giudicato come un 'dittatore', un 'regnante oppressivo', un 'massone'. 
Il clamoroso successo del 'Flash Mob' sulla pagina Facebook del Presidente del Consiglio ha indotto i docenti a proseguire in questa forma di protesta attraverso una nuova mobilitazione prevista per questa sera alle ore 22: il bersaglio, questa volta, sarà direttamente la pagina del Partito Democratico. L'obiettivo è quello di amplificare la voce di protesta oltre che quello della richiesta di ritiro dall'approvazione in Parlamento del disegno di legge sulla riforma della Scuola.