In mattinata è arrivata la notizia dell'attentato all'impianto di gas industriale Air Products a Saint-Quentin-Fallavier, nell'Isère, a 30 chilometri da Lione. Decapitato un manager e due persone sono rimaste ferite. Arrestato quasi subito il presunto terrorista, dipendente della vittima, sua moglie e un presunto complice. Nel pomeriggio invece ci sono stati attentati in un albergo di una località turistica vicino a Sousse, in una moschea sciita della capitale kuwaitiana e in una base militare in Somalia.
L'attentato in Francia
L'attentatore di Saint-Quentin-Fallavier, identificato con il nome di Yassin Sahli, classe 1980, residente a Lione, sposato e padre di tre figli, è riuscito tranquillamente ad entrare con un furgone nella fabbrica di gas in cui era addetto alle consegne.
Arrivato alle bombole, ha appiccato il fuoco. Prima di entrare nell'edificio però, ha ucciso decapitandolo il suo principale nella ditta situata nella vicina Chassieu, ha ricoperto la testa dell'uomo di scritte in arabo e infine l'ha infilzata sulla recinzione dopo aver abbandonato il corpo poco lontano. Il capo mozzato della vittima era avvolto nella bandiera dell'Isis.
Sahli era già noto ai servizi di sicurezza interni francesi, ma non aveva precedenti penali. Dal 2006 al 2008 fu presente in una blacklist di personaggi da tenere d'occhio stilata dall'intelligence francese, ma poi venne rimosso proprio perché incensurato. Il ministro dell'Interno di Francia, Bernard Cazeneuve, ha confermato che a bloccare il terrorista è stato un pompiere dell'Sdis, il Servizio dipartimentale per gli incendi e il soccorso.
Arrestati anche la moglie e un complice di Sahli, che era stato visto passare più volte con l'auto davanti all'ingresso dell'impianto di gas poco prima dell'attentato e che con la stessa auto avrebbe speronato i serbatoi nel tentativo di far saltare in aria l'impianto.
L'attentato a Sousse
L'albergo in cui è avvenuto l'attentato in Tunisia - che segue di poco più di tre mesi quello al Museo del Bardo a Tunisi il 18 marzo scorso costato la vita a 24 persone, tra cui 4 turisti italiani - è il Riu Imperial Marhaba Hotel nella località turistica di Port El - Kantaoui, vicino a Sousse (o Susa), a 140 km a sud della capitale.
Un commando tre o quattro terroristi ha aperto il fuoco con dei Kalashnikov uccidendo 37 persone, tra cui 7 turisti stranieri - non si conosce ancora la loro nazionalità -. I jihadisti - uno dei quali è stato ucciso dalla polizia - hanno cominciato a sparare a quelli che prendevano il sole in spiaggia. Trentasei i feriti, di cui quattro in condizioni critiche.
Sousse era stata già colpita da un attentato nel 2013.
L'attentato a Kuwait City
Un altro attentato terroristico è avvenuto, per la prima volta, nella capitale kuwaitiana, nella moschea sciita di Al-Imam al-Sadeq, in cui ben 2 mila fedeli erano riuniti per la preghiera del venerdì, il secondo di Ramadan. Un kamikaze sui vent'anni si è fatto esplodere dopo aver gridato "Allahu Akbar !" ("Allah è il più grande!"), uccidendo 25 persone e ferendone 202. L'attacco è stato rivendicato dall'Isis sui social network e l'attentatore è stato identificato come Abu Suleiman al-Muwahed. Il primo ministro del Kuwait, Sheikh Jaber, ha dichiarato che l'attentato mira a minare l'unità nazionale del paese, ma che questo è più forte dei terroristi.
L'attentato in Somalia
In questo "venerdì nero" c'è stato anche un attacco in Somalia. Un attentatore suicida del gruppo al - Shabab si è fatto esplodere in un'autobomba presso la base militare di Leego, una base dell'Unione Africana (Amisom) nel sud del paese che si trova sulla strada principale che collega Mogadiscio alla città di Baidoa. Tale base è guidata dal Burundi e conta oltre ventimila soldati. Gli al-Shabab avevano annunciato di voler intensificare gli attentati contro i militari e il governo somalo durante il Ramadan. Mercoledì l'ambasciatore degli Emirati Arabi a Mogadiscio è sopravvissuto ad un tentativo di omicidio.