La domanda più comune che viene da porsi all'indomani dei tragici attentati di Parigi di venerdì 13 novembre è soltanto una: da dove prende i soldi lo Stato Islamico per mettere in atto questa vera e propria guerra di civiltà contro l'Occidente? È un quesito al quale in molti provano a dare una risposta, ma è stata l'economista Loretta Napoleoni su Today.it a spiegare nel miglior modo possibile il nesso fra armi e terrorismo.

Partiamo dal presupposto che il Califfato si basa su solide regole che presuppongono una regolare tassazione sulle persone che vivono entro i suoi confini.

Questo, però, non basterebbe ai jihadisti per acquistare armamenti e pianificare una guerra, infatti è il petrolio la principale rendita di cui gode questo governo del terrore, dato che secondo l'intelligence americana sarebbe il contrabbando del greggio la principale fonte di sostentamento dello Stato Islamico. I giacimenti non ancora bombardati dai raid aerei di questi mesi, infatti, porterebbero nelle casse degli uomini in nero un bottino di ben 50 milioni di dollari l'anno. Il paradosso, però, è che questo petrolio lo acquista anche l'Europa, mettendosi in condizione di finanziare involontariamente i terroristi.

Gli attentati "low cost" e i finanziamenti dalle banche arabe

Hanno destato scalpore le dichiarazioni di Putin sui 40 Paesi (alcuni addirittura facenti parte del G20) che finanzierebbero lo Stato Islamico, ma bisogna distinguere fra economia di guerra e atti terroristici poiché a dire la verità quelli che noi conosciamo come attentati non sono così dispendiosi per il Califfato.

Le armi usate dagli jihadisti si trovano facilmente anche in Europa per 500 euro e l'idea di colpire un determinato obiettivo non arriva dalla Siria, bensì da coloro che sono già nel Vecchio Continente: sarebbe impensabile, infatti, che il Califfo sappia cosa sia e dove si trovi il Bataclan.

Ultima e non ultima fonte di sostentamento dell'Isis sono i finanziamenti in denaro che arrivano dalle banche di Arabia Saudita, Qatar e soprattutto Kuwait, dove non ci sono norme antiriciclaggio ed è possibile il trasferimento di denaro da individuo a individuo.